Perù: proteste in piazza in tutto il Paese

Blocchi stradali e scioperi contro l’aumento dei prezzi, per le turbolenze scaturite dalla guerra in Ucraina. Coprifuoco totale a Lima e Callao, la forte critica dell’episcopato: «Decreto repressivo»

L’accordo tra governo e autotrasportatori sembrava raggiunto, domenica 3 aprile a Huancayo. Già nella giornata di lunedì 4 invece sono ripresi, in tutto il Perù, blocchi stradali e scioperi contro l’aumento dei prezzi, causato dalle turbolenze globali che hanno fatto seguito alla guerra in Ucraina. Al punto che ieri, 5 aprile, con una decisione molto contestata e al limite della costituzionalità, il presidente Pedro Castillo ha decretato il coprifuoco totale – dalle 2 del mattino alle 11 di sera – nella zona metropolitana di Lima e Callao. Una prescrizione che non è stata rispettata da molti cittadini, che nella Capitale hanno manifestato chiedendo le dimissioni del presidente.

Il Paese vive in queste ore una notte di grande tensione, con l’assalto alle sedi istituzionali da parte delle frange più estreme della protesta. Attaccati anche alcuni giornalisti. 11 i feriti negli scontri con la polizia. Ma il governo conferma la decisione presa, anche per la giornata di oggi. Forte la critica da parte dei vescovi. «Il repressivo decreto che impedisce la mobilità a Lima e Callao attenta contro i diritti di base del popolo e contro l’esercizio pieno della libertà di ogni cittadino», si legge nella nota diffusa ieri pomeriggio (ora locale) dal presidente della Conferenza episcopale peruviana Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo. Il provvedimento, basato su informative della polizia nazionale, viene definito «sproporzionato» e, in ogni caso, «il governo deve rendere trasparenti i motivi della sua decisione», che solitamente si prende in occasione di situazioni di estrema gravità, come un conflitto o una guerra civile. La stessa cittadinanza «interpreta questo provvedimento imposto dal governo come un fatto improvvisato, causato dalla poca capacità dell’esecutivo di gestire i conflitti sociali», rimarca il presule.

La richiesta espressa dal presidente dei vescovi peruviani è rivolta direttamente al governo: «Lasciare senza effetto questo provvedimento che danneggia gravemente tutti, ma specialmente i più poveri, che sono costretti a cercare ogni giorno gli alimenti per sfamare la propria famiglia. Ricordiamo – aggiunge – che il 70% dei lavoratori in Perù ha un impiego precario o informale». Anche l’ufficio del Difensore del popolo, in una nota, ha definito «incostituzionale» il provvedimento del governo. L’impressione di alcuni osservatori è che l’esecutivo, sempre più in difficoltà nella sua operatività politica, paghi le grandi attese che si erano venute a creare tra le fasce popolari della periferia del Paese ma anche la scelta di circondarsi, come apparato di sicurezza, di circoli che rappresentano poteri tradizionalmente opachi.

6 aprile 2022