Perù, i Gesuiti: “Neppure un morto in più”

La pronuncia peruviana della Compagnia, dopo le violenze e gli scontri tra manifestanti e polizia che hanno causato già poco meno di 20 vittime. Nei corpi, trovati proiettili

i fronte alle violenze dei giorni scorsi in Perù e agli scontri tra manifestanti e polizia, che dall’8 gennaio hanno provocato 18 morti e numerosi feriti, anche la Provincia peruviana della Compagnia di Gesù interviene con un pronunciamento dal titolo “Neppure un morto in più”. «Noi gesuiti del Perù – si legge nel testo – manifestiamo la nostra condanna per l’uso sproporzionato della violenza da parte dello Stato, nel contenimento della protesta che si alza in varie località del Paese».

I religiosi chiedono a «quanti approfittano delle attuali circostanze per delinquere o cercare di imporre logiche e interessi di violenza di non delegittimare con le proprie azioni il diritto costituzionale e la protesta pacifica che è diritto di tutti i peruviani». Al tempo stesso, chiedono con forza alle autorità politiche «di prendere decisioni orientate a una via d’uscita concordata dalla crisi, e di porre sempre davanti a tutto il rispetto per la vita, dono supremo di Dio secondo le nostre convinzioni cristiane».

Nel frattempo, le proteste sono continuate anche ieri, 12 gennaio, nelle regioni meridionali, a Cuzco e nella stessa capitale Lima. Un adolescente ferito nel massacro di lunedì scorso a Juliaca (Puno) è morto per le ferite riportate, mentre in almeno nove delle 18 vittime civili negli scontri sono stati rinvenuti proiettili.

13 gennaio 2023