Per 1 italiano su 2 in Italia «non esiste» tortura
Rapporto Amnesty: 6 su 10 favorevoli all’introduzione nell’ordinamento di uno specifico reato. Il patteggiamento con le vittime di Bolzaneto
Pubblicato il rapporto Amnesty sui diritti umani. In 6 su 10 favorevoli all’introduzione nell’ordinamento di uno specifico reato di tortura
Nel giorno in cui l’Italia ha patteggiato con sei delle vittime delle torture all’interno della Caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001 a Genova – con il beneplacito della Corte Europea dei dirtti dell’uomo – ieri, giovedì 6 aprile, è stata presentata l’indagine realizzata da Doxa per Amnesty International che interroga gli italiani sui diritti umani. Proprio «i fatti di Bolzaneto al G8 di Genova», insieme alle torture inflitte a Stefano Cucchi e all’assassinio di Giulio Regeni sono i casi di violazione grave dei diritti umani più presenti nella mente degli italiani. Per 1 su 2 però la tortura in Italia non esiste; di opinione contraria il 33% degli intervistati, mentre in 17 su 100 dichiarano: “Non so”. Eppure la mancanza di rispetto per i più elementari diritti umani viene vissuta dagli italiani come una materia importante su cui intervenire; 6 su 10 quelli favorevoli all’introduzione nel nostro ordinamento di uno specifico reato di tortura.
Per 8 italiani su 10, Amnesty dovrebbe continuare a presidiare i casi di violazioni internazionali, senza dimenticare i fatti di casa nostra. «Dobbiamo continuare a lavorare con tutte le nostre forze – sintetizza Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – per portare all’attenzione delle istituzioni, dell’opinione pubblica e dei media il tema della tortura, far crescere la consapevolezza su quello che avviene nel nostro Paese e fuori dai nostri confini, dare voce a chi non ce l’ha». Per continuare a farlo, l’organizzazione lancia la campagna di raccolta fondi con il 5×1000.
Riguardo alle vittime di Bolzaneto, ognuna di loro sarà risarcita per le violenze subite con 45mila euro. È la stessa cifra che lo stato fu costretto a risarcire ad Arnaldo Cestaro per le torture alla scuola Diaz all’indomani della sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo nell’aprile del 2015. Sempre 45 mila euro furono offerti anche ai due detenuti vittime di torture nel carcere di Asti nel dicembre del 2004. In quest’ultimo caso fu però la stessa Corte Europea a scartare la possibilità della composizione amichevole offerta dal governo italiano. Caso questo per il quale si è ancora in attesa della sentenza.
«La Corte ha “benedetto” l’accordo tra il governo italiano e sei vittime di tortura a Bolzaneto (su 65 ricorrenti) non perché il governo verserà loro del denaro ma perché ha riconosciuto l’inadeguatezza delle nostre leggi e si è impegnato, in cambio della rinuncia al ricorso da parte di sei cittadini, a introdurne di nuove, che consentano di punire la tortura in questo paese», ha precisato Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana di Amnesty International. «Se questo impegno con la Corte è davvero il preludio di un’iniziativa seria del governo finalizzata a introdurre il reato di tortura è una buona cosa – ha proseguito -. Ma la buona notizia non è che il governo ha fatto una promessa. La vera buona notizia sarà, se mai ci sarà, che l’ha mantenuta».
7 aprile 2017