Pensioni minime, le Acli chiedono dignità

Presentata la proposta di legge Fap-Acli per integrare al minimo vitale le nuove pensioni tutte contributive. Per Gianni Bottalico: «Attualmente l’importo medio è di 173 euro al mese»
Sono 51mila i cittadini italiani che si trovano a vivere con una pensione di 173 euro mensili. Numeri resi noti dal presidente nazionale delle Acli, Gianni Bottalico, nel corso della presentazione, avvenuta oggi, 23 gennaio, a Roma, della proposta di legge sull’aumento delle pensioni minime calcolate integralmente con il sistema contributivo, proposta che vede anche il contributo della Federazione anziani pensionati Acli con il supporto del Patronato Acli.

«La nostra proposta di legge – afferma Bottalico – mira ad affermare il principio che accanto alle ragioni contabili, devono trovare riconoscimento le ragioni che riguardano la vita di tutti. E con l’importo medio delle nuove pensioni contributive per invalidità di 173 Euro mensili, non si permette alle persone di sopravvivere». Obiettivo della proposta è quindi la giustizia sociale e il bene comune. Nel corso della presentazione è stato fatto l’esempio di Luca, operaio di 55 anni che fino a poco tempo fa percepiva uno stipendio netto di 830 euro al mese. A causa di una grave malattia l’Inps gli ha riconosciuto l’impossibilità a qualunque tipo di lavoro. Luca ora, con soli 12 anni di contributi come lavoratore dipendente, percepisce una pensione di Inabilità pari a 192,17 euro al mese. «Una cifra ben al di sotto della soglia di povertà – ha commentato Bottalico –  e nelle stesse condizioni di Luca ci sono altri 51mila cittadini italiani, titolari delle nuove pensioni di invalidità e superstiti liquidate esclusivamente con il sistema contributivo».
Nella  propostadi legge, le Acli fanno riferimento all’articolo 38 della Costituzione Italiana, il quale sancisce che « i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria». Cosa pero « che non si garantisce affatto con l’applicazione senza correttivi della riforma pensionistica di Dini (legge 335/95) ma solo con una sua modifica, avanzata nella proposta Acli, per integrare le pensioni contributive al minimo vitale».

Continua Bottalico:«La riforma delle pensioni del 1995, introducendo per le persone con inizio dell’attività lavorativa dal 1996 in poi un sistema di calcolo delle pensioni esclusivamente contributivo, ha realizzato il concetto di trasformazione in pensione del capitale virtuale accumulato durante la vita lavorativa, al fine di garantire l’equilibrio e la sostenibilità del sistema previdenziale. Nel contempo, ha abrogato il diritto all’integrazione al trattamento minimo, strumento attraverso il quale veniva garantito ai lavoratori, in presenza di requisiti per il diritto e di condizioni reddituali, un importo minimale del trattamento pensionistico».

A quasi venti anni dall’entrata in vigore della legge di riforma stanno emergendo situazioni di emergenza sociale tali che, secondo Bottalico « mettono in gioco perfino la tutela costituzionale dell’art. 38».

23 gennaio 2015