Pensare l’economia: il ruolo delle donne

Finora lo sguardo sulla nostra casa comune è stato maschile. Abbiamo bisogno di iniziare, o continuare a guardarla con uno sguardo femminile. Insieme

Un’economia sostenibile è un’economia in cui le donne possono dare il loro contributo senza discriminazioni ma è anche un’economia che le donne aiutano a pensare come scienza e come prassi. La scienza economica moderna, invece, si è costruita tutta al maschile. Non poteva essere diversamente, per i tempi in cui si è andata delineando come scienza autonoma, cioè alla fine del 1700. Abbiamo un padre fondatore, Adam Smith, ma non una madre fondatrice. Nel 1869 l’economista John Stuart Mill pubblicò il libro “The subjection of women” (L’asservimento delle donne) e scriveva: «Il principio che regola gli attuali rapporti sociali tra i due sessi – la subordinazione dell’uno all’altro sancita per legge – è un principio scorretto in sé che, diventato ormai uno dei principali ostacoli al progresso umano, andrebbe sostituito con un principio di assoluta uguaglianza».

Da allora molto è cambiato e, almeno in termini di principio, oggi quasi nessuno oserebbe mettere in dubbio la sostanziale pari dignità tra uomo e donna. Ma all’epoca del libro, e per molti anni a seguire alle donne sono stati negati molti diritti, compreso l’accesso agli studi. Risulta famosa un’affermazione di Gioberti: «La donna, insomma, è in un certo modo verso l’uomo ciò che è il vegetale verso l’animale, o la pianta parassita verso quella che si regge e si sostentata da sé». Tutt’ora la componente femminile nella scienza economica e nell’accademia è di gran lunga inferiore a quella maschile. Per l’Italia, una recente ricerca della Società Italiana degli Economisti rileva che le accademiche di ruolo italiane in campo economico rappresentano il 28,5% del totale. Lascia ben sperare che la percentuale
di dottorati di ricerca conseguiti da donne sia del 52%.

Victoria Bateman, economista inglese
Dr Victoria Bateman

Perché è importante che ci siano donne a pensare l’economia? L’economista Victoria Bateman così scrive sul “The Guardian”: «Le domande a cui gli economisti cercano di rispondere, gli strumenti che utilizzano per trovare le risposte (che sono principalmente matematici), le assunzioni standard che fanno lungo il percorso (per esempio che gli esseri umani sono senza emozioni, liberi e autointeressati), e ciò che scelgono di misurare, tutto riflette un modo tradizionale e maschile di guardare al mondo». La parola economia deriva dal greco “oikos-nomos”: cura e gestione della casa, dove per “casa” possiamo intendere le mura domestiche, ma anche la “casa comune”, il pianeta che abitiamo. La casa viene vista molto diversamente se a guardarla è un uomo o una donna. Fino ad ora lo sguardo sulla casa e sulla nostra casa comune è stato maschile. L’uomo guarda soprattutto al lavoro, agli aspetti materiali e istituzionali: se diventa uno sguardo assoluto può deformare la realtà. La donna guarda maggiormente ai rapporti, a ciò che ha a che fare con la cura.

Anche questo è uno sguardo che da solo non basta ma ne sentiamo la mancanza dentro le grandi aziende, a livello politico, nelle istituzioni. Abbiamo bisogno di iniziare, o continuare a guardare questa casa con uno sguardo di donne. Soprattutto, è necessario iniziare a guardarla insieme, uomini e donne. A immaginarne insieme il futuro.

27 gennaio 2020