Pena capitale, «rafforzare l’impegno per l’abolizione»

Nella Giornata mondiale contro la sentenza di morte, l’appello della Comunità di Sant’Egidio: «Fiducia che in futuro possa essere completamente abolita». Mogherini (Ue): «Ferma opposizione, sempre e comunque»

Visite nei bracci della morte negli Stati Uniti, in Indonesia e in diversi Paesi africani. La Comunità di Sant’Egidio celebra così oggi, 10 ottobre, la Giornata mondiale contro la pena capitale. «Occorre tener vivo, a ogni livello delle società, delle istituzioni e dei governi, questo impegno di civiltà e umanità – si legge in una nota della Comunità, da ani vicina ai condannati a morte dei diversi continenti anche attraverso campagne come “Città per la vita” -, diffondendo la fiducia che in futuro la pena capitale possa essere totalmente abolita negli ordinamenti giuridici». Come è già avvenuto negli ultimi anni in tanti Paesi, osservano da Sant’Egidio, «specialmente in Africa, dopo l’esempio dell’Europa, unico continente che finora ha bandito del tutto la pena di morte. Ci confortano – si legge ancora nel testo – la recente abolizione della pena di morte in Burkina Faso e la decisione di Papa Francesco di modificare il Catechismo della Chiesa cattolica, definendo la pena capitale “inammissibile alla luce del Vangelo perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”».

Un tema, quello dell’opposizione alla pena capitale, che è cresciuto negli ultimi mesi anche nell’ambito della società civile. Basti pensare che solo nel 2018 circa mille persone si sono rivolte alla Comunità trasteverina chiedendo di poter corrispondere con un condannato a morte. Inoltre, migliaia di cittadini europei si sono mobilitati in difesa della vita di alcuni condannati, riuscendo in alcuni casi, con i loro appelli, a fermare l’esecuzione. E contro le esecuzioni capitali arriva anche la «ferma opposizione, sempre e comunque», delle istituzioni Ue, attraverso le parole dell’Alto rappresentante Federica Mogherini, che la definisce «un affronto alla dignità umana», un «atto crudele, disumano e degradante, contrario al diritto alla vita». Inoltre, prosegue Mogherini, «non ha alcun effetto deterrente accertato e rende irreversibili gli errori giudiziari».

Alla Bielorussia, unico Paese in Europa che ancora la applica e quindi non fa parte del Consiglio d’Europa, Mogherini rinnova l’appello affinché sia introdotta «una moratoria» per allinearsi alle norme paneuropee e a tutti i Paesi in cui ancora vige, chiede che le condanne a morte siano tramutate in pene detentive, che ci si assicuri «che le condizioni di detenzione ripettino la dignità umana», che non si proceda a «esecuzioni su minori, donne in gravidanza o persone affette da malattie mentali o disabilità intellettive», né su persone condannate per reati economici o che sono state «loro stesse vittime di gravi reati quali lo stupro coniugale» e i cui atti, per legittima difesa, hanno provocato la morte di un terzo. Mogherini invita infine ad «astenersi dal sostenere le politiche in materia di droga dei Paesi in cui i reati connessi agli stupefacenti sono punibili con la pena di morte» e in generale a «prevenire il proprio coinvolgimento, anche indiretto, nel ricorso alla pena di morte da parte di Paesi terzi», per esempio commerciando merci utilizzate per la pena di morte e la tortura.

10 ottobre 2018