Pastorale dei rom, percorso nel segno della fraternità

Al via un itinerario formativo diocesano. Il vicegerente Palmieri: «Politiche fallimentari di accoglienza da 40 anni. È tempo di ri-conoscere questa realtà»

«Poche realtà sociali hanno tanto bisogno di essere conosciute e ri-conosciute come la realtà rom; oggi lo possiamo (e lo dobbiamo) fare anche alla luce di una storia di più di quarant’anni di politiche fallimentari a livello di accoglienza e di integrazione, soprattutto nella nostra città, legate non in ultimo alla scelta infelice dei campi». A sostenerlo è il vicegerente e arcivescovo Gianpiero Palmieri, che presenta così il nuovo percorso formativo dedicato alla pastorale dei rom e dei sinti, promosso dal coordinamento pastorale dei rom e sinti della diocesi di Roma. Nove incontri su Zoom, il giovedì alle 19 a partire dal 25 febbraio, dal titolo “Smascherati… per dare vita a una nuova fraternità!”.

Il corso «non è riservato solo a tutti gli operatori che già da tempo sono attivi in questo settore pastorale – sottolinea ancora l’arcivescovo, delegato diocesano per la pastorale dei migranti e dei rom -, ma è aperto e raccomandato a tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza di un popolo e della sua cultura, e sono disponibili a mettere in discussione stereotipi e pregiudizi, per cogliere onestamente la realtà per quella che è davvero, senza interpretazioni di parte».

L’itinerario formativo si snoda in tre aree di intervento: “Un nuovo modello di fraternità”, “Una fotografia della realtà”, “Evangelizzati ed evangelizzatori”. La prima è «necessaria per riflettere e acquisire categorie comuni che ci permettano di affrontare la questione pastorale dell’integrazione con uno sguardo comunitario e condiviso», spiega ancora Palmieri. Quanto alla seconda area, anticipa, «ci permette di interpretare al meglio ciò che si è fatto e si sta facendo, in modo da poter leggere i segni dei tempi e offrire visioni profetiche». “Evangelizzati ed evangelizzatori” è invece incentrato su «cosa possiamo fare oggi nelle nostre comunità cristiane – aggiunge l’arcivescovo – e ci offre strumenti di intervento e buone prassi che possono essere rinnovate».

Tra i relatori ci saranno il salesiano don Salvatore Policino; il direttore della Fondazione Migrantes don Gianni De Robertis; il direttore dell’Ufficio Migrantes diocesano monsignor Pierpaolo Felicolo; Alessandro Luciani e Susanna Placidi, della Comunità di Sant’Egidio; Carlo Stasolla dell’Associazione 21 Luglio, e lo stesso vicegerente. Il corso dà voce ai rom stessi, a chi è più in contatto con loro, alle associazioni (per iscrizioni consultare diocesidiroma.it). «Il percorso formativo – riflette ancora Palmieri – vuole aiutare ad aprire gli occhi e a fare memoria di questa storia della presenza rom a Roma, imparando a trovare le parole giuste per dare il nome vero alle cose, magari dando parola ai rom, e promuovendo azioni che vadano nella direzione del bene comune, del bene di tutti. Diversamente la storia non cambierà; o forse cambierà in peggio, accentuando l’isolamento e la ghettizzazione, la diffidenza e il rifiuto, brodo di cultura delle diverse forme di disagio sociale e di piccola o grande deriva criminale».

Al cuore dell’iniziativa diocesana c’è il servizio al Vangelo. «Proprio il Vangelo – conclude – si rivela per noi la chiave interpretativa fondamentale capace di dare forma a un nuovo modello di integrazione, a una proposta pastorale che metta “rom” e “gagé” nella condizione di convertirsi, di accogliersi, di stimarsi».

16 febbraio 2021