Pasquini (Csi): lo sport e gli anticorpi contro il virus

Intervista al presidente romano del Centro sportivo italiano. Progetti web, percorso per i dirigenti, la preghiera alla Clericus Cup

La migliore performance, la meta raggiunta, i record sono l’essenza dello sport. Insieme alla socialità, lo spirito di squadra, il rispetto dell’altro e delle regole. Tutto è rimasto serrato nelle case per effetto del lockdown. Ma lo sport non si può fermare. Come dimostrano i dati: il 92,3% degli intervistati dal Comitato provinciale Csi di Roma ha dichiarato la necessità per i giovani di fare attività sportiva durante la quarantena.

Il presidente Daniele Pasquini sottolinea che «il 55,3% svolge attività motoria con un familiare e il 62,2% è disposto a far praticare sport ai ragazzi in estate». Tutto si è spostato sul web per «non interrompere il filo associativo». Anche le riunioni con le commissioni tecniche e i formatori. «Compreso il Consiglio provinciale – aggiunge Pasquini –. Sono partiti dei progetti pensati per questa emergenza». Come gli anticorpi dello sportivo. «Con i formatori provinciali abbiamo creato dei video incentrati sugli anticorpi contro il virus come resilienza, disciplina e spirito di squadra che i ragazzi hanno potuto mettere in gioco in casa e proporre sul canale YouTube del nostro comitato Csi. Inoltre “Te lo spiega l’arbitro” per le regole di alcuni sport».

I programmi «sono diventati video con “Il comitato nella vostra camera”: un percorso rivolto ai dirigenti secondo le cinque A dell’educare attraverso lo sport: accogliere, accompagnare, avviare, allenare, aprire alla speranza. Un video è con don Francesco Indelicato e Claudio Tanturri, dell’Ufficio diocesano per la pastorale del turismo, sport e tempo libero». Un grande successo il torneo di scacchi.

Inoltre, le indagini sulle società sportive e le famiglie. «Per capire cosa stanno facendo le società e come si preparano alla ripartenza. Le famiglie hanno risposto a un questionario per capire come vedono lo sport in questo periodo e la percezione per il futuro». Risulta che «c’è empatia. Prima per la salute, 72,4%, poi per la socializzazione e il divertimento». Per effetto della pandemia un genitore su 5 vorrebbe che il figlio cambiasse attività per praticarne una individuale.

È ferma anche la Clericus Cup, il torneo calcistico che coinvolge sacerdoti e alunni di seminari, collegi e università pontificie. «L’obiettivo del torneo è creare gruppo e appartenenza al collegio, mettere in pratica la pastorale dello sport. Seguendo il motto di quest’anno, “Pray and play”, seminaristi e preti hanno pregato per la fine della pandemia nelle loro comunità con la maglia della squadra».

Il pensiero va poi a san Giovanni Paolo II, di cui domani ricorrono i 100 anni dalla nascita, nel giorno in cui riparte in Italia la possibilità per i fedeli di partecipare alle Messe. Lo chiamavano “l’atleta di Dio”. «Ha praticato calcio, canoa, sci, camminate. Usava le potenzialità educative dello sport per evangelizzare. Prima di lui nessun Papa ha tenuto incontri di preghiera e Messe negli stadi».

Per il futuro «la paura è che si scivoli dalla pratica sportiva all’attività fisica che si può fare a casa, da soli. Citando il fondatore del Csi Luigi Gedda, che riprese Don Bosco, “non interessano perfetti giocolieri, ma cittadini e bravi cristiani di domani”».

18 maggio 2020