Parolin: «Stabilire una pace giusta e definitiva in Ucraina»

Il cardinale segretario di Stato vaticano al IV summit dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa, a Reykjavik. Istituito il Registro dei danni, per il Paese invaso

«Non possiamo accettare passivamente che la guerra di aggressione continui in quel Paese tormentato». Il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin è intervenuto al IV vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa che si chiude oggi, 17 maggio, a Reykjavik, affermando che è giunto «il tempo dell’azione», per «stabilire una pace giusta e definitiva in Ucraina. Vi assicuro – ha aggiunto – che la Santa Sede continuerà a fare la sua parte».

Nella serata di ieri, 16 maggio, intervenendo in videoconferenza il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva ribadito: «La nostra formula di pace è l’unico piano di pace realistico. Siamo europei pertanto siamo liberi, siamo europei pertanto apprezziamo la pace, e agiamo al 100% della nostra forza quando c’è da difendere il nostro sistema di vita», le parole del presidente dell’Ucraina, che ha chiesto «un tribunale speciale per il crimine di aggressione affinché coloro le cui menti hanno partorito questo terrore si debbano assumere le loro responsabilità»

Intanto, nella seconda giornata del vertice è stata annunciata l’istituzione del Registro dei danni causati dall’aggressione da parte della Federazione russa contro l’Ucraina attraverso un Accordo parziale allargato. 43 Paesi e l’intera Unione europea hanno aderito o espresso la loro intenzione di aderire al Registro istituito dai partecipanti al vertice. Un primo passo verso il riconoscimento delle responsabilità dei reati commessi durante la guerra condotta dalla Russia, oltre che un forte messaggio di sostegno all’Ucraina. Nelle parole di Marija Pejčinović Burić, segretaria generale del Consiglio d’Europa, si tratta di una decisione «storica»: una delle prime decisioni «giuridicamente vincolanti per ritenere la Russia responsabile delle sue azioni». In concreto, ha spiegato, «assisterà le vittime nella registrazione delle loro perdite ed è essenziale per qualunque meccanismo di risarcimento». L’Unione europea, rappresentata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha fornito un notevole contributo per finanziare i costi iniziali. Il Registro avrà sede all’Aia (Paesi Bassi), con un ufficio satellite in Ucraina.

Positiva, naturalmente, l’accoglienza da parte dell’Ucraina, espressa dal primo ministro Denys Shmyhal. «Siamo grati al Consiglio d’Europa e a tutti gli Stati aderenti per il loro prezioso sostegno – ha affermato -. Invitiamo altri Stati, di tutto il mondo, ad aderire al Registro dei danni dimostrando così di appoggiare l’importante questione della responsabilità della Russia nella guerra che conduce contro l’Ucraina». Un aperto sostegno è giunto intanto anche dagli Stati Uniti.

Ai rappresentanti dei 46 Stati membri del Consiglio d’Europa la presidente della Commissione Ue Von der Leyen ha ricordato che «il primo vertice del Consiglio d’Europa si è tenuto 30 anni fa, dopo la caduta della cortina di ferro. Quando tutta l’Europa si è unita attorno ai principi fondanti di questo Consiglio, tutta l’Europa ha convenuto che lavorare insieme per promuovere i valori democratici è il modo migliore per promuovere la pace in Europa. Perché – ed è giusto così – la guerra è impensabile in una comunità di democrazie affini. Oggi – ha continuato – ci riuniamo sullo sfondo della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. La Russia si rifiuta di riconoscere il diritto democratico degli ucraini di essere padroni del proprio futuro. La guerra della Russia è un attacco contro tutto ciò che rappresentiamo in questo Consiglio d’Europa. È un attacco contro i suoi principi fondanti». Proprio per questo, «è importante unire le forze per proteggere, nutrire e promuovere la democrazia. Siamo tutti al fianco dell’Ucraina».

La presidente della Commissione Ue non ha dubbi: «La promozione della democrazia inizia a casa. La democrazia non è mai scontata: è un costante lavoro in corso. E il rischio di un regresso democratico è reale. Questo – ha spiegato – è il motivo per cui nell’Unione europea stiamo monitorando lo stato dello Stato di diritto in tutti gli Stati membri, ogni singolo anno. Abbiamo anche presentato nuove iniziative per l’uguaglianza di tutti i cittadini, nuove regole per combattere la corruzione e, per la prima volta, un Media Freedom Act». Quindi, ha confermato l’intenzione dell’Unione europea di «aderire quanto prima alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo».

17 maggio 2023