Parolin: «La Santa Sede incoraggia l’impegno degli Stati nel disarmo»

Il segretario di Stato vaticano all'evento su "Fraternità, multilateralismo e pace", alla Lateranense. L'Alto Commissario Onu Filippo Grandi: «Equità nella distribuzione dei vaccini anti Covid». Ayuso Guixot: «Il dialogo, essenziale per la convivenza civile»

“Fraternità, Multilateralismo e Pace”: è questo il titolo dell’evento di alto livello organizzato on line dalla Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali a Ginevra, oltre alla Pontificia Università Lateranense, durante il quale è stata presentata l’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Un incontro diviso in due parti: la prima dedicata al multilateralismo, la seconda al dialogo interreligioso.

Dopo aver ricordato che «la fratellanza è il primo tema al quale ha fatto riferimento il Papa nel giorno della sua elezione», il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha affrontato diversi argomenti: «Accesso alla salute, rifugiati, lavoro, diritto internazionale umanitario e disarmo». In particolare, è tornato a ribadire la necessità di garantire vaccini per tutti. Ha poi chiesto di «rafforzare la cooperazione internazionale attraverso una condivisione della responsabilità più equa e prevedibile» per i rifugiati. Ha invitato ad ampliare e rendere più inclusivo «il formato tradizionale del dialogo sociale» per affrontare i problemi del mondo del lavoro e infine ha ribadito che oggi «c’è un urgente bisogno di rafforzare la diffusione e la promozione del rispetto del diritto umanitario». Il conseguimento della pace «non può mai essere soddisfatta soltanto da mezzi militari». In quest’ottica, «la Santa Sede incoraggia con convinzione l’impegno degli Stati nell’ambito del disarmo e del controllo degli armamenti verso accordi duraturi sulla strada della pace e, in modo particolare, sul fronte del disarmo nucleare».

Tra gli altri interventi, Tatiana Valovaya, direttore generale delle Nazioni Unite a Ginevra, ha sottolineato che «l’enciclica offre un progetto per un mondo post Covid» basato sull’amicizia sociale e che ponga «al centro la dignità umana». Siamo di fronte a sfide «complesse che non possono essere affrontate in maniera indipendente. Indebolire il multilateralismo potrebbe far sprofondare il mondo nel caos». Valovaya ha anche ricordato il valore dell’istruzione. Peter Maurer, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, reduce da una visita in Siria, nel suo ruolo di intermediario neutrale, ha anche raccontato le condizioni del campo in cui vivono 70mila persone, famiglie di combattenti dell’Isis, «tra le peggiori condizioni mai viste, con i diritti ignorati». La «vera prova di umanità o fraternità», ha detto, «non consiste nel modo in cui tratti gli amici ma i tuoi nemici. Le divisioni durature impediscono la riconciliazione».

L’Alto Commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi ha ricordato il 70° anniversario della prima convenzione sui rifugiati. Di fronte agli «80 milioni di persone fuggite dalle loro case» occorre aver presente che sono «numeri schiaccianti» ma che «si tratta di individui che hanno lasciato dietro di sé storie, famiglie, scuole, che meritano solidarietà e sostegno nel trovare soluzione alle loro condizioni per ricostruire le loro vite in condizioni di sicurezza e pace». Grandi ha poi puntato l’indice contro gli egoismi nazionalisti di fronte alla pandemia: «È inutile l’approccio “vengo prima io” o “prima il mio Paese”. Così non potremo mai sconfiggere il virus. Il nazionalismo dei vaccini porterà solo a divisioni tra inoculati e infetti» e ha sollecitato «equità nella distribuzione». Quello dei vaccini è stato un tema toccato anche da Tedros Adhanamom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, che ha ricordato come solo lo 0,2% dei vaccini è stato distribuito ai Paesi poveri.

La seconda parte del meeting, è stata aperta dal cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. «Il dialogo rispetta e cerca la verità, fa nascere la cultura dell’incontro, uno stile di vita – ha detto -. Ha una funzione essenziale per costruire la convivenza civile, una società che includa, non edificata sulla cultura dello scarto ed è indispensabile per la pace nel mondo». Per «sconfiggere il virus dell’individualismo radicale e permettere a tutti di dare il meglio» ci sono «due strumenti: la benevolenza, ovvero il volere concretamente il bene dell’altro, e la solidarietà, che ha cura delle fragilità e si esprime non nelle ideologie ma nella cura delle persone, lottando contro povertà e disuguaglianze. Siamo membri di un’unica famiglia – ha aggiunto Ayuso – è questo il criterio fondamentale che la fede offre per passare dalla mera tolleranza alla convivenza fraterna».

16 aprile 2021