Parolin in Libano. «Il Papa pronto a venire, se lo condizioni lo permetteranno»

Il segretario di Stato inviato da Francesco nel Paese per la Giornata di digiuno e preghiera indetta per il 4 settembre. La chiamata all’«unità nazionale»

Celebrata ieri sera, 3 settembre, nel piazzale del santuario mariano di Harissa, a Beirut, la Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, inviato da Francesco in Libano per la Giornata di digiuno e preghiera universale indetta per oggi, 4 settembre. Una celebrazione in suffragio delle vittime dell’esplosione al porto di Beirut, a un mese dalla deflagrazione, avvenuta il 4 agosto. «I libanesi sono stanchi e sfiduciati ma non sono soli», ha ribadito il porporato. Nonostante il loro Paese sia stato «teatro di molte tragedie come la grave crisi economica, sociale e politica che ancora soffia nel Paese, l’epidemia di Covid-19 che ha peggiorato le cose e l’esplosione catastrofica al porto di Beirut», i libanesi «siano come l’apostolo Pietro che, stanco e disperato per non aver pescato nulla, torna gettare le reti seguendo l’invito di Gesù – l’esortazione -, riuscendo questa volta a riempire le reti di pesci. La Parola di Dio ha cambiato la realtà di Pietro. La Parola di Dio invita i libanesi ad andare avanti con dignità. La realtà cambierà. Dio accompagna i libanesi».

Nelle parole del cardinale, la solidarietà e la vicinanza del pontefice, insieme all’incoraggiamento ai libanesi «a restare saldi nella fede, a recuperare le forze e le energie necessarie per ricominciare. Papa Francesco – ha ricordato – ha esortato la comunità internazionale a sostenere il Libano. Molti Paesi hanno espresso la loro vicinanza materiale e ribadito l’impegno nella ricerca di una soluzione permanente per il Paese». Ora, ha continuato Paroli, «c’è un nuovo appuntamento con la solidarietà e l’unità nazionale che attende tutti i libanesi di ogni fede, etnia e appartenenza: ricostruire il Paese con l’aiuto di amici in spirito di comprensione, di dialogo e di convivenza».

Ancora, il segretario di Stato vaticano ha espresso soddisfazione per «il lavoro portato avanti da migliaia di giovani nel pulire, rimuovere macerie, riabilitare case, scuole, ospedali della Capitale. I giovani – ha affermato – sono segno di speranza e sanno conquistare la saggezza degli anziani senza paura di sognare un domani migliore». Quindi, un auspicio: che «la rinascita, non solo fisica, del Libano faccia nascere anche un nuovo approccio alla gestione degli affari pubblici» e che «la società libanese possa dipendere dai diritti e dai doveri, retta dalla trasparenza, dalla responsabilità collettiva al servizio del bene comune».

Nella giornata di ieri Parolin ha visitato anche la moschea Mohammad Al-Amin, nota anche come Moschea Blu. Proprio qui, a proposito di una possibile visita del Papa in Libano, ha assicurato che «il pontefice vuole visitare il Paese. È pronto, se le condizioni lo consentiranno».

4 settembre 2020