Parolin: dall’Ucraina al Medio Oriente, «quanto avremmo bisogno di una pace duratura!»

Il segretario di Stato vaticano a Santa Maria in Portico nella solennità di san Giovanni Leonardi, per i 450 anni dei Chierici della Madre di Dio. «Non so cosa verrà a dirci Zelensky ma per il momento non sembra ci siano possibilità di negoziati»

Il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, non intravede molte prospettive dall’incontro in programma domani, venerdì 11 ottobre, tra il Papa e il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenski. «Non so che cosa verrà a dirci e quali informazioni porterà. Ma da quanto sento, per il momento non ci sono possibilità di avviare negoziati». Lo ha detto a Romasette ieri sera, 9 ottobre, solennità di san Giovanni Leonardi, a margine della celebrazione della Messa a Santa Maria in Portico in Campitelli per i 450 anni dalla fondazione dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio.

Su una possibile apertura a una maggiore flessibilità del presidente ucraino, Parolin ha aggiunto: «Già ha in passato ha manifestato questa intenzione. Ogni tanto giungono notizie secondo le quali vorrebbe coinvolgere la Russia. Bisognerà vedere se Mosca si lascerà convincere sulla base della piattaforma di pace proposta. Finora non sembra che ci sia disponibilità. Ci sono anche controproposte da parte della Cina e del Brasile. Sono iniziative che si stanno moltiplicando, ma che non stanno trovando nessun seguito».

Il porporato si è soffermato anche sulla situazione mediorientale. «La vedo molto drammatica. Il Libano si sta incendiando sempre di più. L’unica strada da intraprendere è arrivare a una tregua e avviare dei negoziati per cercare di risolvere il problema di fondo: quello dei palestinesi – ha sottolineato -. Tutti parlano dell’ipotesi dei due Stati. È difficile dire se sia una soluzione percorribile, perché con quello che sta succedendo con la West Bank e la progressione degli insediamenti israeliani, gli spazi per la costituzione di uno Stato palestinese si riducono sempre di più».

(foto: diocesi di Roma/Gennari)

Rivolgendosi all’assemblea durante l’omelia, Parolin ha invocato così la necessità di una pace duratura. «Quanto ne avremmo bisogno – ha esclamato -. Purtroppo, non possiamo fare molto nel concreto, ma non dobbiamo rinunciare a dare l’esempio di comunità unita dall’amore di Dio e dalla fratellanza». La stessa testimonianza che ha offerto al mondo san Giovanni Leonardi, le cui reliquie sono conservate nella chiesa di santa Maria in Portico. Il segretario di Stato ha ricordato la vita del Santo, fondatore dell’ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio nel 1574 e promotore del Collegio Missionario di Propaganda Fide. Fu canonizzato da Papa Pio XI nel 1938. Tra i suoi scritti, il Memoriale a Paolo V sulla riforma generale di tutta la Chiesa, in cui promuove la celebrazione di Sinodi nazionali, il potenziamento della catechesi dei fanciulli e il rinnovamento del clero.

Un testamento fortemente «profetico e attuale», nelle parole di Parolin. Per questo motivo, ha detto il cardinale, «partecipo con gioia a questo evento di grazia che è tale per tutta la Chiesa che venera in san Giovani Leonardi un grande uomo di Dio e un’affascinante figura di sacerdote, come l’ha definito Papa Benedetto XVI, che l’ha descritto come “esempio di tutti i presbiteri”. La sua missione – ha aggiunto il porporato – è descritta metaforicamente dalle parole del profeta Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me”». Parolin ha sottolineato che san Leonardi «con coraggio profetico sostenne in tutti i modi il ritorno alla genuina pratica del Vangelo, in un’epoca di divisione della Chiesa. Affidandosi a Cristo, ma partendo dal discepolato di Maria». Il cardinale ha infine augurato, rivolgendosi ai religiosi dell’Ordine, che proprio guardando alla Madonna il loro apostolato «possa essere sempre canale di grazia e strumento di annuncio gioioso del Vangelo, così come lo è stato per 450 anni».

A Parolin, alla fine della celebrazione, è stata consegnata dal parroco padre Luigi Murra una copia in miniatura dell’icona di Santa Maria in Portico. «Era un’immagine molto cara al nostro fondatore, che l’ha ricevuta e l’ha consegnata al nostro Ordine. Questo dono al cardinale è un segno della santità di Maria che siamo chiamati a ricevere e a custodire», ha spiegato il parroco, che ha concelebrato la Messa insieme al rettore generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio e amministratore parrocchiale di Campitelli, padre Antonio Piccolo, e a padre Davide Carbonaro, arcivescovo di Potenza ed ex parroco di Campitelli. Presente anche, in rappresentanza del sindaco Gualtieri, Giovanni Zannola, presidente della terza Commissione mobilità di Roma Capitale.

«Come ha evidenziato il cardinale Parolin, il memoriale di san Giovanni a Paolo V ci mostra in modo profetico il suo desiderio di una Chiesa sinodale unita e riformata», ha sottolineato Carbonaro. Gli ha fatto eco padre Piccolo: «Già nel 15oo chiedeva alla Chiesa di mettere insieme le forze». L’auspicio del rettore è che «la memoria dei 450 anni possa rivitalizzare il presente per affrontare un futuro che ha speranza solo se fondato in Cristo».

10 ottobre 2024