Parolin ai vescovi greco-cattolici ucraini: «Non siete soli»

Il segretario di Stato vaticano al Sinodo in corso a Roma. L’appello per i due Redentoristi di Berdiansk, scomparsi dopo l’arresto, e l’omaggio alla comunità di Santa Sofia

«Non siete soli». Il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin lo ha ribadito intervenendo ieri, 5 settembre, al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, in corso a Roma (3 – 13 settembre). «Vi è vicina la Santa Sede, vi è vicino personalmente il Santo Padre», ha assicurato, ricordando «i suoi appelli pubblici, iniziati subito dopo il 24 febbraio 2022, la lettera del 24 novembre 2022, l’ingente azione del Papa per l’Ucraina, agli albori della guerra, gli aiuti umanitari portati dal cardinale Krajewski. Di fronte a tali ripetuti e significativi gesti – ha aggiunto – sarebbe ingiusto dubitare del suo affetto per il popolo ucraino e del suo sforzo, non sempre compreso e apprezzato, di contribuire a porre fine alla tragedia in atto e ad assicurare una pace giusta e stabile attraverso il negoziato».

Incontrando i vescovi ucraini insieme al cardinale Kurt Koch, prefetto del dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani, il segretario di Stato ha reso omaggio all’impegno della Chiesa greco-cattolica ucraina e ribadito l’attenzione della Segreteria di Stato, che, «a fianco del Santo Padre, si è interessata dello scambio dei prigionieri, del rimpatrio dei bambini ucraini dalla Russia (questione sulla quale si è focalizzata la missione del cardinale Zuppi, inviato speciale del Papa, nelle sue visite a Kyiv e Mosca), dell’accordo sull’esportazione del grano, degli aspetti umanitari del piano di pace proposto dalle Autorità ucraine». Quindi ha annunciato a breve – accogliendo la proposta dell’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk e nel contesto della Commissione interdicasteriale permanente per la Chiesa in Europa orientale – un incontro con i rappresentanti di questa Chiesa sui iuris e di quella latina, nonché di alcuni esperti, per «approfondire le tematiche legate alla guerra e alla sua origine, tenendo conto che la guerra è sempre un male e, anche quando essa risponde al diritto alla legittima difesa, è nostro dovere di cristiani e di pastori di limitarne il più possibile gli effetti, con le parole e con le azioni».

Dal Segretariato a Roma dell’arcivescovo maggiore spiegano che l’idea di un incontro interdicasteriale era stata lanciata da Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, con lo scopo di «rispondere ad alcune delle questioni che si sono sollevate a seguito dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, come l’ideologia del “mondo russo”, che fa da piattaforma ideologica all’invasione russa».

Ancora, nel suo intervento Parolin ha ricordato di due Redentoristi di Berdiansk, Ivan Levitskyi e Bogdan Heleta, scomparsi dopo il loro arresto nel novembre 2022. «La Santa Sede – ha detto – condivide la vostra preoccupazione per la loro sorte e non trascura occasione alcuna per chiedere loro notizie e per ottenerne, possibilmente, la liberazione». Le parole del porporato hanno reso omaggio alle parrocchie alle comunità greco-cattoliche ucraine sparse in tutto il mondo, per l’impegno profuso nell’aiuto al popolo «aggredito dai russi» attraverso la raccolta e l’invio di aiuti umanitari. In particolare, riferiscono ancora dal Segretariato a Roma dell’arcivescovo maggiore, ha citato la comunità di Santa Sofia a Roma, da dove sono partiti oltre cento camion destinati soprattutto agli abitanti delle regioni di Kharkiv e Kherson e la “missione” di Caritas Ucraina, Caritas Spes, i cui operatori «non hanno risparmiato sé stessi, mettendo in pericolo perfino la propria vita. Vescovi e sacerdoti – ha proseguito – sono rimasti con il proprio gregge nelle zone occupate». Come, appunto, i due padri redentoristi.

«Siete scesi nel concreto – ha riconosciuto Parolin parlando ai presuli ucraini -, mettendovi alla ricerca di nuovi modi di vicinanza e di accompagnamento pastorale dei fedeli e dell’intera popolazione ucraina, a prescindere dalla sua professione religiosa, per curarne le ferite». E ha ricordato l’attenzione pastorale nei confronti dei soldati impegnati nella difesa della patria. «Davanti alla minaccia contro l’esistenza stessa del popolo ucraino – le parole del cardinale -, li avete sostenuti spiritualmente con le vostre preghiere e avete insegnato loro che, così come difendono la sovranità e la libertà del territorio nazionale, devono altresì custodire i propri cuori per non cedere all’odio, di cui possono diventare facile preda in presenza di tante atrocità.  E questa, infatti, la più importante battaglia del cristiano e la vera vittoria non può essere che una sola, come avete indicato nel Messaggio pubblicato dal Sinodo l’anno scorso, intitolato: “Vinci con il bene il male”, assicurando: “Vinceremo definitivamente solo se continueremo ad amare”».

6 settembre 2023