Parlamento europeo: via libera alle norme per “case green”

Approvata la direttiva della Commissione, che ha stabilito che tutti gli edifici residenziali degli Stati membri debbano essere a zero emissioni entro il 2050

Approvata in via definitiva dal Parlamento europeo la direttiva della Commissione su consumo energetico ed emissioni nel settore edilizio. Nella giornata di ieri, 12 marzo, 370 i voti favorevoli, 199 i contrari e 46 gli astenuti. In concreto, la direttiva sulle “case green” traccia un piano trentennale per la riduzione dei consumi energetici degli edifici. I Paesi membri sono chiamati a mettere in campo interventi per arrivare entro il 2050 a un patrimonio edilizio a zero emissioni, riducendo comunque progressivamente già entro il 2030 le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Tra gli obiettivi poi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico.

Fissati gli obiettivi, spetta agli Stati membri recepire, entro due anni, la direttiva e applicarla usando le risorse nazionali ed europee a disposizione. La Commissione Ue non erogherà nuovi fondi e si potrà contare su stanziamenti come il Pnrr, il Fondo sociale per il clima e i Fondi di coesione. Nuove misure potrebbero riguardare i prestiti sulle ristrutturazioni per i nuclei fragili. Spetta ai singoli Stati, insomma, definire le modalità per raggiungere l’obiettivo. Per gli edifici residenziali, dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, «i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030».

Gli Stati membri dovranno inoltre spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare «i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili». La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

Contestualmente, gli eurodeputati hanno votato nuove norme intese a ridurre le emissioni nocive degli impianti industriali e dei grandi allevamenti di suini e pollame «per proteggere la salute umana e l’ambiente» (393 sì, 173 contrari e 49 astensioni). La normativa introdurrà l’obbligo per i settori industriali interessati di «fissare livelli di emissioni nocive più stringenti possibili». Per combattere la scarsità d’acqua, «ci saranno obiettivi di prestazione ambientale obbligatori sul consumo di acqua. Per quanto riguarda i rifiuti, l’efficienza delle risorse, l’efficienza energetica e l’uso delle materie prime, gli obiettivi vincolanti saranno fissati – si legge in una nota – entro un intervallo di valori, mentre saranno indicativi per quanto riguarda l’utilizzo di nuove tecniche». La direttiva copre anche gli impianti dell’industria estrattiva (miniere) e i grandi impianti che producono batterie. La nuova legge prevede di estendere le misure sulle emissioni industriali agli allevamenti di suini con più di 350 unità di bestiame. Sono escluse le aziende che allevano suini in modo estensivo o biologico, e quelle che lo fanno all’esterno per un periodo di tempo significativo su un anno. Per il pollame, la direttiva si applica alle aziende con galline da uova in numero superiore alle 300 unità, e alle aziende con polli da carne con più di 280 unità.

Approvata infine dall’Eurocamera anche una norma secondo cui i consumatori Ue avranno presto un accesso più semplice al risarcimento dei danni causati da prodotti difettosi. La direttiva aggiornata semplifica infatti l’onere della prova per coloro che chiedono il risarcimento e annulla la soglia minima di danno di 500 euro.

13 marzo 2024