Parigi, gli imam dal pontefice: «L’islam silenzioso scenda in strada»

«Siamo traumatizzati e presi in ostaggio da balordi che non sono il prodotto della loro comunità», ha detto Tareq Oubrou, rettore della Gran Mosche di Bordeaux. «Un imam acculturato non ha controllo su un tale comportamento»

Anche i quattro imam francesi in visita ieri, mercoledì 7 gennaio, a Roma per incontrare papa Francesco (Azzedine Gaci, rettore della Moschea Othman a Villeurbanne, Tareq Oubrou, rettore della Gran Moschea di Bordeaux, Mohammed Moussaoui, presidente onorario del Cfcm e presidente dell‘Union des Mosquées de France, Djelloul Seddiki, direttore dell’Istituto Al Ghazali della gran Moschea di Parigi) hanno condannato l’attentato che ha causato 12 morti e una decina di feriti nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi rivolgendo un appello a mobilitarsi contro l’attentato: «La maggioranza silenziosa dei musulmani esca nelle strade – ha dichiarato Tareq Oubrou -. I musulmani sono traumatizzati e presi in ostaggio da parte di balordi che non sono il prodotto della loro comunità. Non c’è nessun elemento religioso in quello che è in prima istanza il risultato dell’ignoranza, dell’essere illetterati, del fascino per l’eroismo e per i videogiochi, della confusione tra il reale ed il virtuale. Un imam acculturato non ha alcun controllo su un tale comportamento. Niente giustifica un tale crimine a sangue freddo, commesso da cuori di pietra che la fede non ha toccato. Né Dio né il Profeta possono essere associati a questo tipo di atto».

Monsignor Michel Dubost, vescovo di Evry-Corbeil-Essonnes e presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose della Conferenza dei vescovi di Francia, che faceva parte della delegazione, ha dichiarato che «la sola risposta è la mano tesa. Questo tipo di attentato rivela l’anarchia. Quando la sola ragione di vivere diventa la violenza, vuol dire che si è perso ogni senso. Ciò chiama noi cristiani a essere ancora promotori ancora di più del senso, del vivere insieme, in comune. La sola risposta contro la violenza ed il terrorismo è la mano tesa, la fiducia. Una parola amichevole, di integrazione, di coesione. Al contrario, più dirò male dell’altro, più forze attaccheranno».

8 gennaio 2015