“Parigi a piedi nudi”, poesia e umorismo nella città della fantasia

Nelle sale dal 17 maggio, la commedia firmata Dominique Abel e Fiona Gordon, tra provocazione e gusto vintage, si offre quasi a protezione degli ultimi, degli afflitti, dei puri di cuore

Parigi è da sempre lo scenario ideale che fa da cornice a tanti film. A partire dagli anni ’30, molto cinema francese è stato ambientato nella Capitale, e non con un ruolo comprimario ma come protagonista, come si dice, di prima fascia. Al pari del cinema italiano, dove titoli come “La dolce vita” hanno segnato fortemente tutto il futuro cinema “romanocentrico”, così quello francese è cresciuto e ha acquistato importanza all’indomani del movimento denominato “nouvelle vague”, durante il quale si è creata una forte simbiosi tra la città e il cinema. A conferma di questo ormai antico connubio arriva oggi il film “Parigi a piedi nudi”, che rinfresca toni e atteggiamenti alla luce di formule rinnovate di comicità.

Il film arriva nelle sale a partire dal 17 maggio. Si tratta di una commedia, senza dubbio originale, che ambisce a stare e rimanere fuori della mischia. La storia prende il via quando la monotona vita di Fiona, eccentrica bibliotecaria in un paesino sperduto fra le nevi canadesi, riceve una lettera inviata da Martha, stravagante zia novantenne che vive a Parigi. Messasi in allarme, Fiona salta sul primo aereo e vola a Parigi. Quando arriva all’indirizzo previsto, scopre che l’anziana donna è misteriosamente scomparsa. Impaurita e senza punti di riferimento, Fiona incontra casualmente Dom, clochard parigino estroverso e imprevedibile, che aspira a essere ricercato e galante, vanitoso e un po’ conquistatore…

Ci sono alcune situazioni che meritano di essere rilevate. Intanto il fatto che i due interpreti principali, Fiona e Dominique, sono anche i registi del film: copione sulfureo per due autori di sottile ironia. Dominique Abel e Fiona Gordon (lui belga, lei canadese) scrivono per il teatro da oltre 25 anni. Vivono e lavorano in una ex fattoria convertita in open space a Bruxelles e, come dicono nelle note di lavorazione, a partire dal primo film ( “Iceberg”, 2005) non si sono mai stancati di raccontare le bizzarrie degli esseri umani. Questa è forse la chiave giusta per accostare e godere appieno di un film inusitato e particolare come questo, che ricorda, inevitabilmente, l’irresistibile e trascinante umorismo di Jacques Tati, il grande comico francese che nel secondo dopoguerra rivoluzionò il cinema con una ventata di spassoso divertimento, tanto fresco quanto intelligente.

Jacques Tati (1907-1982) è rimasto nella storia del cinema europeo per pochi ma indimenticabili titoli, tra i quali “Giorno di festa” (1947), “Mio zio” (1958), “Playtime” (1967) e per la creazione dell’indimenticabile personaggio di “Le vacanze di Monsieur Hulot” (1955). Una maschera unica e irripetibile quella di Hulot, pronta a stupirsi e allarmarsi di fronte all’invadenza e alla forza della modernità. Su questo versante di una narrazione che corre tra provocazione e gusto vintage si muove la poetica di Dominique Abel e Fiona Gordon. Loro somigliano a due eroi sperduti nella grande città, della quale apprezzano la bellezza ma non sanno godere appieno di ricchezze e pregi. Uomini e donne che vivono una vita forse precaria e sono tuttavia capaci di accogliere ogni difficoltà e regalare a stessi e agli altri un franco, luminoso sorriso. “Parigi a piedi nudi” si offre come una poesia, piccola e indifesa a protezione degli ultimi, degli afflitti, dei puri di cuore. Una bella pagina di fantasia e di umorismo per risollevare lo spirito.

14 maggio 2018