Il Papa: «Essere uomini di speranza, non di disperazione»

Francesco ha celebrato a San Pietro la Messa per i cardinali e i vescovi defunti nel corso dell’anno: «La speranza non delude, Dio è fedele e la nostra speranza in Lui non è vana»

«La morte rende definitivo il bivio che già qui, in questo mondo ci sta dinanzi: la via della vita, cioè quella che conduce alla comunione con Dio, o la via della morte, cioè che conduce lontano da lui». Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata nella basilica di San Pietro, venerdì 3 novembre, in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno.

«I “molti” che risorgeranno per una vita eterna sono da intendere come i “molti” per i quali è versato il sangue di Cristo», ha spiegato Francesco sulla scorta delle letture: «Sono la moltitudine che, grazie alla bontà misericordiosa di Dio, può sperimentare la realtà della vita che non passa, la vittoria completa sulla morte per mezzo della risurrezione». «Quelli che dormono nella regione della polvere, cioè nella terra, sono ovviamente i morti – ha proseguito il Papa – e il risveglio dalla morte non è di per sé un ritorno alla vita: alcuni infatti si sveglieranno per la vita eterna, altri per la vergogna eterna».

La liturgia, così, «ci pone ancora
una volta davanti agli occhi la realtà della morte, ravvivando in noi anche il dispiacere per il distacco dalle persone che ci sono state vicine e ci hanno fatto del bene, ma alimenta soprattutto la nostra speranza per loro e per noi stessi», a partire dalla «forte speranza nella risurrezione dei giusti». Nel Vangelo, Gesù «rafforza la nostra speranza», ha fatto notare Francesco: «Gesù si è fatto nostro fratello e ha condiviso la nostra condizione fino alla morte; con il suo amore ha spezzato il giogo della morte e ci ha aperto le porte della vita. Nutrendoci del suo corpo e del suo sangue noi ci uniamo al suo amore fedele, che porta in sé la speranza della vittoria definitiva del bene sul male, sulla sofferenza e sulla morte. In forza di questo divino legame della carità di Cristo, noi sappiamo che la comunione con i defunti non rimane solo un desiderio, un’immaginazione, ma diventa reale».

«La fede che professiamo nella risurrezione
– ha aggiunto il Papa – ci porta ad essere uomini di speranza e non di disperazione, uomini della vita e non della morte, perché ci consola la promessa della vita eterna radicata nell’unione a Cristo risorto». Francesco ha quindi esortato ad «assumere un atteggiamento di fiducia di fronte alla morte»: Gesù, infatti, «ci ha dimostrato che essa non è l’ultima parola, ma l’amore misericordioso del Padre ci trasfigura e ci fa vivere la comunione eterna con lui».

«Una caratteristica fondamentale del cristiano è il senso dell’attesa trepidante dell’incontro finale con Dio», ha detto Francesco, citando le parole del Salmo: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?”. «Sono parole poetiche che interpretano in maniera commovente la nostra attesa vigilante e assetata dell’amore, della bellezza, della felicità e della sapienza di Dio», ha commentato.

Parole, queste, che per il Papa
«si erano impresse nell’anima dei nostri fratelli cardinali e vescovi che oggi ricordiamo: essi ci hanno lasciato dopo aver servito la Chiesa e il popolo loro affidato, nella prospettiva dell’eternità. La speranza non delude», ha concluso Francesco sulla scorta di Paolo: «Sì, non delude! Dio è fedele e la nostra speranza in Lui non è vana».

 

 

3 novembre 2017