Per il Papa in Perù 300mila rosari realizzati dai detenuti

L’iniziativa dell’Istituto nazionale penitenziario, in coordinamento con l’arcidiocesi di Lima, per coprire le spese organizzative e permettere a 650 persone in carcere di sentirsi parte del clima di speranza

Sono circa 300mila i rosari realizzati negli ultimi 3 mesi dai detenuti di 12 prigioni peruviane. Un’iniziativa voluta dall’Istituto nazionale penitenziario, in coordinamento con l’arcidiocesi di Lima, per contribuire a coprire le spese organizzative della Chiesa locale in vista della visita di Papa Francesco, oltre che per permettere a 650 detenuti di sentirsi parte del clima di gioia e di speranza che accompagna l’evento.

«Non dovete vergognarvi. Dio non si vergogna di voi. Il Perù vedrà cosa siete in grado di fare con le vostre mani». Queste le parole rivolte da padre Luis Gaspar Uribe, direttore esecutivo della visita del Papa, alle detenute del carcere “Virgen de Fatima”. Martha Hualinga, che sconta lì una pena da 8 anni, una delle donne che hanno aderito all’iniziativa, ha dichiarato che in ogni rosario che ha fatto ha messo impegno e dedizione, ma anche la sua speranza che le cose migliorino per lei, dal momento che ha imparato dai suoi errori. «Con la vendita di questi rosari – ha proseguito padre Gaspar – contribuiremo a coprire le spese dei giovani che saranno impegnati come servizio d’ordine del Papa; inoltre, i benefici ottenuti saranno condivisi con i detenuti che hanno fatto parte di questo programma definito “prigioni produttive”».

L’Agenzia Fides riferisce di una campagna diffamatoria messa in atto da alcuni settori della popolazione e diffusa attraverso i social – «come già accaduto in Colombia per la visita del Papa» -, mettendo in discussione i costi che l’accoglienza di Francesco comporterà per il Paese. Il portavoce dell’arcidiocesi di Lima per la visita del Papa padre Miguel Angel Vassallo ha spiegato che «queste attività che la Chiesa propone per raccogliere fondi non sono obbligatorie, le donazioni dipendono dalla generosità dei singoli. La Chiesa – ha continuato – ha bisogno di mezzi per coprire le proprie spese. Dobbiamo confezionare un centinaio di casule, migliaia di ostie, oltre che allestire le cappelle nella spianata della Base aerea, in modo che le persone possano comunicarsi, e  tutto ciò non ce lo regala nessuno. Questo è il motivo per cui effettuiamo una raccolta volontaria nelle parrocchie ma se qualcuno non vuole collaborare, non è obbligato, alla fine Dio provvederà».

Dal governo peruviano intanto sono stati stanziati oltre 37 milioni di soles (9 milioni di euro) per la visita di Papa Francesco. Denaro che non sarà trasferito alla Chiesa cattolica, in quanto corrisponde alle spese proprie che comporta l’accoglienza di un capo di Stato, quindi la Chiesa non ha alcun rapporto con questi fondi, hanno chiarito i portavoce ecclesiastivi. Dopo 30 anni, Francesco è il secondo Papa a visitare il Perù, che conta circa 31 milioni di abitanti e dove, secondo l’ultimo censimento, 26 milioni si dichiarano cattolici.

9 gennaio 2018