Papa in Iraq: presentato a Baghdad il programma del viaggio

Il vescovo ausiliare Yaldo, coordinatore della visita: «Grande dimostrazione di sostegno al Paese». Un Ponte Per: «Messaggio di coraggio e di speranza»

Presentato ieri, 3 marzo, a Baghdad, il programma del viaggio apostolico di Francesco in IRaq, da domani, venerdì 5, fino a lunedì 8 marzo. «Una grande dimostrazione di sostegno a questo Paese», l’ha definito il vescovo ausiliare Basilio Yaldo, coordinatore della visita, che ha parlato di un «Papa determinato a venire in Iraq nonostante la pandemia di coronavirus, la situazione legata alla sicurezza e, in questi giorni, il contagio del nunzio apostolico». Passando quindi in rassegna le tappe del viaggio, ha sottolineato il significato dell’incontro tra il Papa e il grande ayatollah Al-Sistani a Najaf. La visita al leader sciita, ha detto il presule, fa seguito a quelle con «i leader sunniti nei Paesi del Golfo, negli Emirati Arabi Uniti e in Egitto. Un evento che dona risalto all’Iraq. Al-Sistani è una delle figure più importanti dell’Islam sciita, sia all’interno che all’esterno dell’Iraq. Ha un vasto seguito tra la maggioranza sciita irachena e un’enorme influenza sulla politica e sull’opinione pubblica».

Significativa anche la visita a  Ur, patria di Abramo, e alla minoranza cristiana della Piana di Ninive (Mosul e Qaraqosh) perseguitata dai miliziani dello Stato islamico. «A Mosul le chiese portano ancora i segni del conflitto», le parole di Yaldo, che ha illustrato anche le misure messa in campo per la sicurezza d Francesco: «10mila tra militari e forze di polizia» e «veicoli blindati» per tutti gli spostamenti. «Necessariamente limitata, a causa del Covid-19», la partecipazione dei fedeli agli appuntamenti pubblici. «L’evento più grande è previsto a Erbil, per la Messa allo stadio, con 10mila fedeli».

Sulla visita del Papa nella Piana di Ninive, «luogo in cui Daesh si è macchiato di orribili crimini contro l’umanità», intervengono anche Alfio Nicotra e Angelica Romano, co-presidenti di Un Ponte Per (Upp), organizzazione italiana presente in Iraq da 30 anni, e in particolare proprio nella Piana di Ninive, con programmi di costruzione della pace e coesione sociale attivi in ognuna delle aree che Francesco visiterà. «Si tratta di una scelta particolarmente coraggiosa – affermano -, non solo per stare accanto alle comunità cristiane, che qui hanno un radicamento storico, ma per lanciare uno straordinario messaggio di speranza, fratellanza e dialogo inter-comunitario ed inter-religioso. Sarà di incoraggiamento non solo per l’Iraq ma per tutto il Medio Oriente».

Nell’analisi dei due co-presidenti della ong, «l’Iraq sta uscendo con fatica da quasi quattro decenni di guerra. Nel 2021 ricorre il triste anniversario della prima guerra del Golfo, che la nostra associazione tentò di fermare, nell’ambito del movimento pacifista di allora, e che ha lasciato tracce terribili e ancora attuali in Iraq. Quella guerra, così come quelle seguenti – proseguono -, hanno avuto l’effetto di far esplodere quel mosaico multietnico e multireligioso che era stato per millenni la forza dell’Iraq. Hanno riempito i pozzi di odio, esasperato le contrapposizioni etniche, rafforzato il fondamentalismo religioso. Daesh è figlio di questa situazione e, anche se sconfitto militarmente, la sua influenza rimane viva». Proprio per questo, «è particolarmente importante che Papa Francesco abbia scelto di visitare proprio quelle terre che hanno pagato il prezzo più alto dell’occupazione di Daesh, con le persecuzioni inflitte alle comunità cristiane ed ezide, radicate da millenni in quel territorio».

Un cenno, quindi, alla tappa del viaggio che porterà il pontefice a Qaraqosh, domenica 7 marzo. «Qui, nella chiesa dell’Immacolata Concezione, il Papa celebrerà la Messa – ricordano Nicotra e Romano -. In quella chiesa distrutta fummo tra i primi a rientrare dopo la liberazione dell’area da Daesh. Vederla tornare alla vita insieme alla città e alla sua gente è stato bellissimo. Questa visita di Papa Francesco – concludono – verrà accolta con grandissima emozione dalla popolazione irachena. Sarà un messaggio di straordinario coraggio e di  speranza».

4 marzo 2021