Papa in Iraq: l’iniziativa di Acs per la gioventù cristiana

Annunciato un programma di borse di studio per 150 studenti dell’Università cattolica di Erbil. L’arcivescovo Warda: l’ateneo, «simbolo di speranza»

Un piano di borse di studio per 150 studenti dell’Università Cattolica di Erbil, Capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, per i prossimi 4 anni. È il nuovo progetto con cui la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) accompagna l’ormai imminente viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq. L’obiettivo: promuovere la coesione sociale fra le diverse comunità religiose e assicurare agli studenti cristiani migliori prospettive di impiego.

«Senza dubbio – spiega l’arcivescovo caldeo di Erbil Bashar Warda, fondatore dell’ateno – l’Università Cattolica di Erbil (Uce) rappresenta un raggio di luce e un simbolo di speranza specialmente per le generazioni più giovani. Aiutare finanziariamente la Uce attraverso borse di studio assicurerà un grandissimo sostegno, e questo aiuto non andrà a beneficio solamente di un numero limitato di giovani che sperano in un futuro migliore, perché allo stesso tempo rappresenterà un forte gesto di solidarietà nei confronti dei cristiani, delle altre minoranze e degli emarginati della regione». Nelle parole del presule, grande apprezzamento per «il lavoro svolto per molti anni da Acs a nostro favore, specialmente dopo l’Isis. Avere Acs quale principale e fondamentale donatore per il programma delle borse di studio è particolarmente appropriato ed accolto con estremo favore – aggiunge -. Sentiamo il bisogno di dare buone notizie al popolo durante la visita pontificia, e poter annunciare la prospettiva di avere 1.000 studenti entro il 2025, conferendoci una voce significativa e assicurando un chiaro futuro ai nostri giovani e ai loro genitori, dona grande speranza».

La maggior parte di questi studenti universitari sono rifugiati o sfollati interni provenienti da diverse parti dell’Iraq, tra le quali Baghdad, Basra, Diala, Duhok, Kirkuk, Ninive/Mosul, Sinjar e Sulaimaniya. «Crediamo che questo progetto possa sostenere il messaggio del Papa per la coesione sociale e la riconciliazione. L’Università si sviluppa intorno alla diversità, con il 72% di cristiani, il 10% di musulmani e il 18% di yazidi», spiega Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di Acs Internazionale. L’Università Cattolica di Erbil, prosegue, «è un progetto di importanza cruciale per quei cristiani che intendono restare nell’Iraq settentrionale e in Kurdistan. I cristiani non penserebbero di abbandonare la propria nazione se non si sentissero costretti da forze fuori il loro controllo. Se ai giovani cristiani viene data un’opportunità di acquisire una buona formazione resteranno. Acs ha già fatto quanto possibile per aiutarli a restare in patria, investendo nella ricostruzione delle loro case, chiese e infrastrutture. Ora è tempo di iniziare questo progetto, molto ambizioso per noi, e investire nella gioventù del Paese».

Nel Kurdistan iracheno «la minoranza cristiana vive in un contesto di sicurezza relativa – gli fa eco il presidente di Acs Italia Alfredo Mantovano -. Vi è infatti una persistente sensazione di instabilità causata anzitutto dalla precaria situazione economica. Ciò pone in particolare i giovani di fronte al dilemma: restare o emigrare. Non a caso negli ultimi dieci anni la presenza cristiana è drammaticamente diminuita. L’Uce, fondata cinque anni fa, ha lo scopo di fornire ai giovani l’opportunità di restare in patria grazie a migliori prospettive per l’immediato futuro». A oggi, quella fondata dall’arcivescovo Warda è la sola università cattolica della nazione e si compone per il 54% di studentesse. Attualmente gli iscritti sono 170 ma l’arcivescovo punta a un forte incremento nell’arco dei prossimi quattro anni.

3 marzo 2021