Papa in Iraq: la preghiera davanti alla Salus Populi Romani

Francesco ha affidato alla sua protezione il 33° viaggio apostolico, che inizia oggi, 5 marzo. Prima di partire, l'incontro con alcuni rifugiati iracheni. Padre Mourad: «Viene a portare Gesù a tutti». Le iniziative della Custodia di Terra Santa. Il telegramma al presidente Mattarella

Come consuetudine prima di ogni viaggio apostolico, anche ieri, 4 marzo, alla vigilia della partenza per l’Iraq, Francesco si è recato nella basilica di Santa Maria Maggiore, fermandosi in preghiera davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani, per affidare alla sua protezione la visita che inizia questa mattina, 5 marzo. Nel lasciare Casa Santa Marta, poco prima delle 7, diretto verso l’aeroporto di Fiumicino, si è intrattenuto per alcuni momenti con 12 persone accolte dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cooperativa Auxilium e rifugiatesi in anni recenti in Italia dall’Iraq, accompagnate dall’elemosiniere apostolico il cardinale Konrad Krajewski.

Intanto il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton ha invitato tutti i frati della Custodia – che ha conventi e santuari sparsi in tanti Paesi, tra cui, Israele, Palestina, Cipro, Giordania, Libano, Siria, Egitto – ad accompagnare il 33° viaggio apostolico di Francesco con la preghiera. I frati dunque sono chiamati oggi, 5 marzo, «a offrire una giornata di digiuno e a pregare la Via Crucis»; sabato 6 marzo si suggerisce «la recita comunitaria del Rosario e la lettura del capitolo VIII della “Fratelli tutti” dedicato alle religioni a servizio della fraternità nel mondo. Ancora, domenica 7 marzo «l’Ufficio vigiliare al Santo Sepolcro e la successiva Messa al Calvario saranno in suffragio per le vittime di guerra e per la pace nel mondo»; l’8 marzo, infine, giorno della partenza del Papa per Roma, i frati «accompagneremo il rientro del Santo Padre con la preghiera personale».

L’invito a pregare per il viaggio di Francesco arriva anche da padre Jacques Mourad, monaco siro cattolico della comunità di Deir Mar Musa – fondata dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, sequestrato a Raqqa, in Siria, il 29 luglio 2013 e di cui da allora non si hanno notizie -, che si prepara a vivere e a seguire spiritualmente dalla Siria il viaggio del Papa nel vicino Iraq. «Non è un viaggio solo per i cristiani di lì, o per un solo Paese. È un viaggio per tutto il Medio Oriente – afferma -. Preghiamo che aiuti tutti, sunniti, sciiti e anche cristiani, a essere sinceri nel dialogo».

Anche padre Mourad è stato sequestrato nel 2015 dai miliziani jihadisti del Daesh, lo Stato islamico, ed è stato tenuto in ostaggio per lunghi mesi. Dopo la liberazione ha vissuto per lungo tempo a Sulaymanyia, nel Kurdistan iracheno, nella casa locale della sua comunità monastica, assistendo tanti profughi cristiani iracheni fuggiti da Qaraqosh e da altre città della Piana di Ninive davanti all’avanzare dei jihadisti di Daesh. «Papa Francesco viene a portare Gesù. Porta Gesù a tutti, non solo ai cristiani. Gesù è per tutti, non solo per i cristiani. E il Papa porta l’amore di Gesù per tutti – dichiara all’Agenzia Fides -. Tutti possono voler bene a Gesù, e pregustare il suo amore per ognuno, gratuito e senza misura. Tutti hanno nel cuore il desiderio di Cristo».

Nelle parole del religioso, l’auspicio che «il Papa scenda nella cripta della chiesa del Perpetuo Soccorso, a Baghdad, la chiesa della strage. Spero che lì possa rendere tributo al sangue dei martiri – aggiunge – ma pensando anche ai loro assassini. A partire dal loro sangue, dal sangue dei martiri, occorre implorare che la commozione diventi non pretesto per riaprire ferite ma per guardare anche gli assassini e offrire a tutti il perdono, nella contemplazione della loro gloria, della gloria de martiri». Questo, afferma, è «il miracolo che può avvenire, e che occorre implorare, proprio nella luce della gloria di Cristo in loro. Questo è il miracolo che potrebbe riaprire tante strade. Potrebbe tirar fuori il desiderio di pace che c’è in tutti, in mezzo a ferite e dolore».

Ancora, la visita di Papa Francesco in Iraq rappresenta per padre Mourad anche un’occasione unica per riassaporare la singolare vocazione delle comunità cristiane autoctone del Medio Oriente. «La missione stessa delle Chiese nei nostri Paesi è vivere con umiltà e povertà in mezzo ai musulmani – dichiara -. E così, in questo modo, custodire anche l’attesa di Gesù presente nei musulmani. Senza questa missione, la presenza dei cristiani in Medio Oriente può non avere senso. Tutto diventa difficile per i cristiani, e anche per gli altri, se i cristiani non portano con se la speranza di Cristo».

Alle 7.45, intanto, l’aereo con a bordo il pontefice ha lasciato l’aeroporto di Fiumicino. Con lui, una presenza molto speciale voluta dal Papa: l’immagine della Vergine di Loreto, a cento anni dalla sua proclamazione a patrona degli aeronauti, mentre è in corso il Giubileo lauretano che Francesco ha prorogato fino al 10 dicembre 2021. Nel momento di lasciare il territorio italiano, Francesco ha fatto pervenire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il consueto telegramma di sorvolo, con l’auspicio di prosperità e serenità esteso a tutta la popolazione. In risposta, il ringraziamento del capo dello Stato e la sottolineatura che la presenza del pontefice in Iraq «rappresenta per le martoriate comunità cristiane di quel Paese e dell’intera regione una concreta testimonianza di vicinanza e di paterna sollecitudine». Mattarella rimarca inoltre come la tappa irachena sia «segno di continuità dopo il viaggio apostolico negli Emirati Arabi Uniti» e «un ulteriore passo lungo il cammino tracciato dalla Dichiarazione sulla fratellanza umana».

5 marzo 2021