Papa Francesco: «Inizia il tempo del grande perdono»

Il pontefice ha aperto la Porta Santa della basilica di S. Giovanni in Laterano. «Non possiamo lasciarci prendere dalla stanchezza: non è consentita tristezza»

Il pontefice ha aperto la Porta Santa della basilica di San Giovanni in Laterano. «Non possiamo lasciarci prendere dalla stanchezza: non è consentita nessuna tristezza»

«Inizia il tempo del grande perdono. È il Giubileo della Misericordia. È il momento per riscoprire la presenza di Dio e la sua tenerezza di padre». Così Francesco nell’omelia pronunciata ieri, domenica 13 dicembre, nella basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma, durante la celebrazione eucaristica che ha fatto seguito all’apertura della Porta Santa. La terza dopo quella di Bangui del 29 novembre e quella della basilica di San Pietro, che martedì scorso ha dato ufficiale avvio all’Anno Santo della Misericordia.

Sulla scia dell’8 dicembre, si ripetono anche in piazza San Giovanni le rigide misure del piano sicurezza messe in atto dalle forze dell’ordine – qualche centinaio tra poliziotti, carabinieri, forestali, finanzieri e militari – con controlli minuziosi e metal detector mobili ai due varchi di ingresso sulla piazza. All’interno della basilica la sicurezza è garantita da gendarmi e guardie svizzere. Le navate si riempiono presto e nell’attesa che la cerimonia abbia inizio, la recita del rosario aiuta a entrare nel clima di preghiera.

Quando Francesco arriva, è accolto in piazza da una folla di fedeli assiepati dietro le transenne, che saluta per raggiungere velocemente l’atrio della basilica. Qui, dopo il rito di introduzione e l’atto penitenziale, sale i gradini in silenzio. Sono le 9.30 in punto quando, aiutato dall’interno, spinge con le mani la pesante porta bronzea a un battente e sosta in preghiera sulla soglia, con il capo chino in un profondo raccoglimento interiore. Lo segue una delegazione composta dal cardinale vicario Agostino Vallini, dal vicegerente Filippo Iannone, dai vescovi ausiliari, dal Capitolo lateranense e dai padri penitenzieri, seguiti a loro volta da sei sacerdoti della diocesi di Roma, un diacono e quindici laici. Quindi Francesco attraversa la navata centrale della basilica e si reca alla cattedra per cominciare la solenne celebrazione eucaristica. In prima fila anche i disabili tanto cari al Pontefice, accompagnati dai volontari dell’Unitalsi, i quali, insieme a volontari e Croce rossa, che nella piazza ha allestito un punto di primo soccorso, hanno gestito rispettivamente accoglienza e assistenza medica dei pellegrini.

«Non possiamo lasciarci prendere dalla stanchezza: non ci è consentita nessuna forma di tristezza, anche se ne avremmo motivo per le tante preoccupazioni e per le molteplici forme di violenza che feriscono questa nostra umanità», sottolinea Francesco commentando le letture della III domenica di Avvento “Gaudete”. L’invito, semmai, è alla gioia. «Dio protegge il suo popolo» e «per questo dobbiamo rallegrarci sempre, e con la nostra affabilità dare a tutti testimonianza della vicinanza e della cura che Dio ha per ogni persona». Poi Francesco si sofferma sul rito dell’apertura della Porta Santa, che nello stesso giorno viene compiuto nella basilica di San Paolo fuori le mura e in tutte le cattedrali del mondo. «Anche questo semplice segno è un invito alla gioia», osserva esortando a «un impegno più radicale: davanti alla Porta Santa che siamo chiamati a varcare, ci viene chiesto di essere strumenti di misericordia, consapevoli che saremo giudicati su questo» e che siamo invitati a «essere misericordiosi come il Padre. Preghiamo per noi e per tutti coloro che attraverseranno la Porta della Misericordia – ha concluso Papa Bergoglio – perché possiamo comprendere e accogliere l’infinito amore del nostro Padre celeste, che ricrea, trasforma e riforma la vita».

Terminata la Messa, i fedeli cominciano a varcare la Porta Santa. Tra i primi a oltrepassarla, due giovani novizie della congregazione delle Suore dello Spirito Santo. Originarie di Avellino e Latina, si chiamano entrambe Catia e hanno rispettivamente 22 e 32 anni. «Siamo emozionatissime. Siamo arrivate in ritardo ed eravamo dietro – raccontano – ma Dio ci ha graziato e ci siamo ritrovate subito qui all’ingresso. Varcare questa Porta Santa, per noi, significa prendere coscienza e cominciare veramente a vivere la misericordia a partire dai piccoli gesti del nostro quotidiano e da chi ci sta vicino. In fondo è quello che ci ha chiesto il Papa». Joana, 54 anni, è capoverdiana ma vive da ben 34 anni nella Capitale. Passando attraverso la Porta Santa, ha pregato intensamente perché ci sia «pace, amore, speranza e carità per tutti». Un messaggio condiviso da Francesco e dalla moglie Rita: «La Porta è un passaggio verso un mondo nuovo, una realtà diversa che si cerca di costruire grazie alla fede. La piazza oggi è presidiata dalle forze di polizia. In occasione del precedente Giubileo non era così, segno che il mondo è cambiato e non mi sembra in meglio. C’è bisogno di lavorare tanto per la pace».

14 dicembre 2015