Papa Francesco: «Il sinodo non è un parlamento»

Il pontefice ha aperto i lavori dell’assemblea: «È la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della famiglia e il cuore di Dio»

Aprendo i lavori dell’assemblea il pontefice ne ha ribadito il senso: «È la Chiesa  che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della famiglia e il cuore di Dio»

Un «camminare insieme, con spirito collegiale e di sinodalità, adottando coraggiosamente la parresia, lo zelo pastorale e dottrinale, la saggezza, la franchezza e mettendo sempre davanti ai nostri occhi il bene della Chiesa, il bene delle famiglie e la suprema lex, la salus animarum». Francesco ha definito così la realtà del Sinodo, aprendo questa mattina, lunedì 5 ottobre, i lavori dell’assemblea generale ordinaria dedicata al tema: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo». Ai 270 padri sinodali ha  ribadito che «il Sinodo non è un convegno o un parlatorio, non è un Parlamento o un Senato dove ci si mette d’accordo: è un’espressione ecclesiale, è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della famiglia e il cuore di Dio. È la Chiesa che si interroga sulla fedeltà al deposito della fede», che non è «un museo da guardare o salvaguardare ma è una fonte viva dalla quale la Chiesa si disseta per dissetare».
Il pontefice ha tracciato una sorta di carta d’identità dell’assise istituita ormai 50 anni fa da Paolo VI, «nel seno della Chiesa e dentro il santo popolo di Dio, di cui noi facciamo parte in qualità di pastori, ossia servitori», ha ricordato all’assemblea dei Padri. «Il Sinodo – ha proseguito – è uno spazio protetto, dove la Chiesa sperimenta l’azione dello Spirito Santo», che parla attraverso quanti «si lasciano guidare dal Dio che sorprende sempre, dal Dio che rivela ai piccoli ciò che nasconde ai sapienti e agli intellettuali, dal Dio che ha creato la legge e il sabato per l’uomo e non viceversa, dal Dio che lascia le novantanove pecorelle per cercare l’unica pecorella smarrita, dal Dio che è sempre più grande delle nostre logiche e delle nostre carte».
Per lasciare spazio all’azione dello Spirito però, ha avvertito Francesco, servono «coraggio apostolico, umiltà evangeliza e orazione fiduciosa». Pena: il riscio di fare della vita cristiana «un museo di ricordi». Coraggio apostolico, dunque, per non lasciarsi impaurire «né di fronte alle seduzione di un mondo che tende a spegnere nel cuore degli uomini la luce della verità, sostituendola con piccole e temporanee luci, e nemmeno di fronte all’impietrimento di alcuni cuori che, nonostante le buone intenzioni, allontanano le persone da Dio». Ancora, ai Padri sinodali è richiesta «l’umiltà evangelica che sa svuotarsi delle proprie convinzioni e pregiudizi per ascoltare i fratelli vescovi e riempirsi di Dio; umiltà che punta il dito non contro gli altri per giudicarli ma per tendergli la mano per rialzarli senza mai sentirsi superiori a loro». Terzo requisito: l’orazione fiduciosa, vale a dire «l’orazione del cuore quando si apre a Dio, quando si fanno tacere tutti i nostri cuori per ascoltare la soave voce di Dio che parla nel silenzio». Perché «senza ascoltare Dio le nostre parole saranno soltanto parole, che non saziano e non servono».
L’invito di Francesco dunque è quello di lasciarsi guidare dallo Spirito, senza il quale «tutte le nostre decisioni saranno solo delle decorazioni, che invece di esaltare il Vangelo lo ricoprono e lo nascondono». Sia lui allora, le parole del Papa, «a guidarci, a illuminarci, e a farci mettere davanti agli occhi con i nostri pareri personali, ma con la fede in Dio, la fedeltà al Vangelo, al bene della Chiesa e alla salus animarum».
Al termine del suo discorso poi, dopo aver ringraziato la segreteria del Sinodo e tutti i Padri sinodali, il Papa ha rivolto «uno speciale ringraziamento ai giornalisti presenti in questo momento e a quelli che ci seguono da lontano. Grazie per la vostra appassionata partecipazione e la vostra ammirevole attenzione».

5 ottobre 2015