Papa al Gemelli: l’affetto e la preghiera dei fedeli

Dalle prime luci dell’alba, decine di persone, alla spicciolata, si ritrovano ai piedi della statua di Giovanni Paolo II, davanti all’ingresso del Policlinico. In silenzio. Alcuni lasciano un ricordo: biglietti, candele, fiori. Anche qualche palloncino

Già dalle prime luci dell’alba di questa mattina, 24 febbraio, undicesimo giorno di ricovero per Papa Francesco, sono decine le persone che, alla spicciolata, si fermano a pregare ai piedi della statua di san Giovanni Paolo II, davanti all’ingresso del Policlinico Gemelli. Si prega, si rimane in raccoglimento come lo si è fatto anche nelle consuete celebrazioni nelle Cappelle interne all’ospedale, tra le quali quella delle 7 del mattino presieduta dai cappellani del nosocomio padre Alfredo Silvestri e padre Rino Bernardini. E come si fa da oggi, in maniera sistematica, all’interno dell’ospedale, con le iniziative di preghiera promosse dalla comunità del Gemelli e della Cattolica.

Nessun commento o notizia sulle condizioni del Santo Padre, per rispettare la più stretta riservatezza che il momento richiede, ma nei corridoi del Gemelli e in cappella si percepisce il desiderio di raccoglimento e preghiera per la salute di Francesco. La sofferenza del Santo Padre e in generale quella dei malati, infatti, chiamano «alla consapevolezza che bisogna rimanere in attesa e in ascolto, avere la Grazia di saper ascoltare l’altro e soprattutto il Signore», ha detto padre Bernardini nella sua omelia di questa mattina. «Soltanto così», come racconta il Vangelo odierno di Cristo che libera un giovane da un demone, «riusciremo a sentire proprio la voce del Signore che ci dona Salvezza e libertà».

Intanto fuori continua il via vai dei fedeli che, oltre a pregare, lasciano un ricordo: sono infatti decine i messaggi, i biglietti, le candele, i lumini, anche qualche palloncino e qualche mazzo di fiori. Tra questi il disegno del Papa che prende per mano dei bambini, con un arcobaleno e la scritta “Forza Francesco siamo tutti per te”, alcuni palloncini bianchi e gialli con l’augurio “Guarisci presto” in italiano e in inglese, o ancora un disegno con dei fiori e una colomba firmato dall’Asilo San Nicola. Tra i bigliettini, invece, tanti anche quelli di fedeli stranieri come il messaggio “Fuerza Papa Francisco” dall’Ecuador, o “Get Well Soon from USA”, firmato dai Missionari della Misericordia, o un altro ancora, con la foto del pontefice, lasciato dalle Suore Domenicane dell’Annunziata.

Tra i tanti fedeli che dall’alba e per tutta la mattina hanno sostato nei pressi della statua di Wojtyla, con lo sguardo rivolto inevitabilmente verso il decimo piano, anche Gabriella e Cristina, due amiche, la prima dipendente dell’ospedale e la seconda con il marito ricoverato. «Ho sfruttato qualche minuto di pausa per pregare perché ovviamente tutti noi ci teniamo alla salute del Santo Padre», racconta Gabriella. «Io ho mio marito qui – spiega Cristina – e ci sentiamo ancora più vicini a Francesco perché condividiamo un momento di malattia». O ancora il giovane Stefano, 35 anni, arrivato a Roma oggi stesso dall’Abruzzo per accompagnare la madre per una visita: «Dovrei tornare subito a casa, ma non me la sentivo – spiega – di andare via senza pensare al Papa e ovviamente alla mia famiglia. Lo sento come uno zio o un nonno perché stiamo vivendo, anche noi, un periodo di sofferenza per problemi di salute».

Ancora, due suore, di origine indiana, della Congregazione Figlie di San Tommaso apostolo. Dopo un lungo momento di preghiera e la richiesta di un commento sono in realtà loro – suor Linzi e suor Anna – a chiedere a noi giornalisti se ci sono novità sulle condizioni di Papa Francesco. Riportiamo loro l’ultimo aggiornamento della Sala Stampa della Santa Sede, diffuso all’inizio di questa mattina, 24 febbraio: «La notte è trascorsa bene, il Papa ha dormito e sta riposando». «Grazie a Dio – rispondono le religiose – significa che non dobbiamo smettere di pregare, ma abbiamo ancora tanta paura».

24 febbraio 2025