Paolo VI e Romero, la «gioia» della santità e l’amore per gli ultimi

Il Papa del Concilio e l’arcivescovo martire di San Salvador proclamati santi insieme ad altri 5 beati. Francesco: «Gesù è radicale. Egli dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso»

Di fronte a 70mila fedeli e alle delegazioni di una decina di Paesi, Papa Francesco ha proclamato ieri, domenica 14 ottobre, sette nuovi santi tra i quali spiccano le figure del suo predecessore Paolo VI e del vescovo martire di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. Con il pontefice hanno concelebrato decine di cardinali e vescovi presenti a Roma in occasione del Sinodo sui giovani. Prendendo spunto dalle letture della Messa, e in particolare dal Vangelo in cui si narrava la vicenda del giovane ricco che rifiutò la chiamata di Gesù, il Papa ha ricordato che «la tristezza è la prova dell’amore incompiuto. È il segno di un cuore tiepido. Invece, un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella gioia di cui oggi c’è grande bisogno». E citando l’esortazione di Paolo VI “Gaudete in Domino” ha aggiunto che «è nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto».

Ma per seguire Cristo occorre «rischiare, lasciare qualcosa. L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome – ha proseguito -. Come lui, ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità».

Del resto, ha affermato il Papa, «Gesù è radicale. Egli dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso. Anche oggi si dà a noi come Pane vivo; possiamo dargli in cambio le briciole? A Lui, fattosi nostro servo fino ad andare in croce per noi, non possiamo rispondere solo con l’osservanza di qualche precetto. A Lui, che ci offre la vita eterna, non possiamo dare qualche ritaglio di tempo. Gesù non si accontenta di una “percentuale di amore”: non possiamo amarlo al venti, al cinquanta o al sessanta per cento. O tutto o niente». Quindi Francesco ha ricordato monsignor Romero, al quale è profondamente legato, «che ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli».

Il richiamo alla santità per tutti e la scelta evangelica per i poveri, per gli emarginati. Sono due caratteristiche che hanno unito Paolo VI e Romero, che più volte affermò con chiarezza di voler seguire fedelmente il magistero del Successore di Pietro, e che idealmente li uniscono a Francesco e al suo insegnamento. Dunque due canonizzazioni in qualche modo emblematiche per questo Pontificato. Ma il pontefice ha voluto ricordare anche Nunzio Sulprizio, il «nostro ragazzo abruzzese-napoletano: il santo giovane, coraggioso, umile che ha saputo incontrare Gesù nella sofferenza, nel silenzio e nell’offerta di sé stesso». Un esempio particolarmente significativo nel momento in cui la Chiesa si interroga sul rapporto con i giovani e sul loro ruolo all’interno della comunità ecclesiale. Ma la vicinanza ai poveri e alla propria gente, ha sottolineato il Papa, è stata una peculiarità anche degli altri nuovi santi: i presbiteri Francesco Spinelli e Vincenzo Romano e le religiose Maria Caterina Kasper e Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù.

Tra i partecipanti alla Messa, oltre al presidente Mattarella, alla regina Sofia e ai Capi di Stato di diversi Paesi latinoamericani, anche l’ex primate anglicano Rowan Williams, che non ha mancato di sottolineare l’importanza fondamentale di Paolo VI nel dialogo ecumenico.

15 ottobre 2018