Paolo Verderame, dal diaconato permanente al sacerdozio

Il rito dell’ordinazione con il vescovo Gervasi al Divino Amore. Vedovo da 2 anni, una figlia 28enne, diacono permanente dal 2015, finora infermiere al Gemelli, il nuovo presbitero è assegnato alla parrocchia di San Gabriele dell’Addolorata

Ha guardato all’immagine del Buon Pastore che «solleva sulle sue spalle la pecorella smarrita» il vescovo Dario Gervasi, ausiliare per il settore Sud, per ricordare il ruolo e la missione del sacerdote in occasione dell’ordinazione presbiterale del diacono permanente Paolo Verderame. La celebrazione, che ha avuto luogo sabato mattina, 29 aprile, nel santuario del Divino Amore, a Castel di Leva, ha visto la partecipazione di tutta la comunità dei diaconi permanenti della diocesi e sull’altare, tra i concelebranti, il cardinale Enrico Feroci, titolare della parrocchia del Divino Amore, e i vescovi ausiliari Benoni Ambarus, Paolo Ricciardi e Riccardo Lamba.

ordinazione paolo verderame, dario gervasi«Tu oggi entri nell’immenso mistero del sacerdozio – ha detto Gervasi rivolgendosi al nuovo ordinato, assegnato alla parrocchia San Gabriele dell’Addolorata, nel quartiere Don Bosco -. Non si diventa sacerdoti per i propri meriti ma perché si è scelti e in virtù di una chiamata che viene dall’alto e che ci circonda, ma che ci sfugge per quanto è grande». In particolare, ricordando il percorso di vita di Verderame – vedovo da due anni con una figlia di 28, diacono permanente dal 2015 e finora infermiere al Policlinico Gemelli -, il presule ha parlato per lui di «una prima chiamata al servizio già a 17 anni, con l’esperienza negli scout dell’Agesci, poi quella del matrimonio con l’amata Filomena e ancora quella del diaconato. Ora il Signore ti chiama a diventare sacerdote per sempre, una nuova chiamata o, meglio, un aspetto nuovo dell’unica chiamata».

ordinazione paolo verderame, dario gervasiGervasi ha poi sottolineato come in ogni vocazione «Dio richiede completamente tutta la nostra storia, che non cancella», perché «tutto quello che tu hai vissuto confluisce e tutto quello che tu ti porti dietro è un patrimonio e una ricchezza che confluirà nel sacerdozio». In primo luogo, per il vescovo, essere sacerdote, «è fare spazio all’altro» ossia «lasciare la porta della canonica socchiusa» così che «tutti si possano sentire parte della grande casa del Signore», specie in questo tempo speciale per la Chiesa che è il Sinodo nel quale «non possiamo rimanere distaccati ma dobbiamo invece camminare in mezzo agli uomini come fa il pastore in mezzo alle sue pecore, annunciando il Vangelo», sono ancora le parole di Gervasi. Per il vescovo è poi importante «vivere questo tempo quale cambiamento radicale e d’epoca, come dice Papa Francesco, non lasciandoci prendere dal pessimismo» ma essendo invece «cristiani capaci di comprendere quello che lo Spirito Santo proprio in questo tempo sta compiendo per una necessaria conversione spirituale».

ordinazione paolo verderameDopo l’omelia, Gervasi ha rivolto all’ordinando le domande sull’impegno sacerdotale affinché manifestasse all’intera comunità la sua intenzione con anche le promesse di rispetto e di obbedienza al Papa; quindi, prima del rito antico dell’imposizione delle mani e della preghiera di ordinazione, quella per l’intercessione dei santi. Di seguito, il momento della vestizione del nuovo sacerdote con la casula e la stola, l’unzione delle mani con il sacro crisma e la consegna del pane sulla patena e del vino nel calice. L’abbraccio con il vescovo e poi con gli altri confratelli è stato infine il segno di ingresso nell’ordine sacerdotale da parte di don Paolo Verderame, che ha dunque concelebrato l’Eucaristia consacrando il pane e il vino e distribuendo la Comunione.

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Prima della benedizione finale, il nuovo ordinato ha portato il suo saluto e il suo ringraziamento ai presenti «perché attraverso ciascuno di voi il Signore mi ha permesso di fare oggi questa sintesi». Esprimendo quindi «tra i tanti sentimenti che affollano il mio cuore» in primo luogo «quello della gratitudine per il nuovo ministero, frutto di una storia che Dio ha tessuto fin dalla mia nascita», don Verderame ha ringraziato «la Chiesa di Roma che mi ha accolto come un figlio».

2 maggio 2023