Palazzina esplosa, monsignor Di Tora: «Perdonare per cambiare la storia»

Messa a Sant’Igino Papa con i sopravvissuti della deflagrazione che ha provocato un morto e 21 feriti in un condominio di Colli Aniene. Il vescovo: «Non lasciamoli soli»

«Di fronte alla situazione dolorosa che tutto il quartiere ha vissuto, siamo chiamati a testimoniare la nostra fede. Siamo qui a chiedere che Gesù crocifisso cambi il nostro cuore e conceda anche a noi il dono della riconciliazione, della pace e del perdono». Sono parole cariche di commozione e solidarietà quelle pronunciate sabato 24 gennaio da monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare per il Settore nord, alla comunità parrocchiale di Sant’Igino Papa, nel quartiere Colli Aniene, alla presenza di due sopravissuti all’esplosione della palazzina di via Vito Giuseppe Galati avvenuta martedì scorso. Esplosione che ha provocato un morto e ventuno feriti e per la quale è sospettata un’anziana signora, appena sfrattata dall’appartamento nel quale è avvenuta la violenta deflagrazione.

«È un momento di pacificazione – spiega don Giuseppe Petrioli, parroco di Sant’Igino Papa e promotore dell’iniziativa – visto che in questo momento si stanno dicendo tante cose su quello che è successo e gli animi sono esacerbati. Sono rimaste coinvolte persone della nostra parrocchia, anziani ai quali portiamo la comunione e bambini che frequentano il catechismo, e ci sembrava doveroso riunirci per un momento preghiera». A presiedere la celebrazione è il vescovo ausiliare Di Tora, che trasmette la vicinanza di tutta la diocesi e invita a rispondere al dolore e all’afflizione con le ragioni della fede.

A partire da una precisa presa di coscienza: «Occorre una conversione, un cambiamento di mentalità. Essere cristiani spesso significa andare contro corrente, non rendere male per male, non seguire uno spirito di vendetta ma lo spirito del Padre, che ha perdonato anche coloro che lo hanno messo in croce». Ecco allora l’invito caloroso rivolto a tutti: «Chiedere al Signore che la giustizia umana faccia il suo percorso» ma «perdonare per cambiare il corso della storia» chiedendo a Lui «che ci dia questa capacità, perché perdonare è difficile ed è necessaria la Sua grazia».

In prima fila, ad ascoltarlo, c’erano due sopravissuti alla strage: una coppia viva per miracolo grazie alla porta blindata, che ha impedito alle fiamme di entrare nell’appartamento. «Eravamo in casa insieme a mia madre di 96 anni – racconta la signora, ancora scossa dall’accaduto – quando siamo stati svegliati da un forte boato. Mio marito si è messo a raffreddare con acqua l’interno della porta per evitare che il fuoco della lamiera la surriscaldasse, fino a quando i vigili del fuoco ci hanno tratto in salvo».

Accanto a loro, una comunità parrocchiale numerosa e solidale: anziani e adulti, i bambini del gruppo Scout e i giovani dei gruppi neocatecumenali ad animare i canti, ma anche una delegazione della Comunità di Sant’Egidio accorsa per testimoniare la propria vicinanza al quartiere. A tutti i presenti monsignor Di Tora ha rivolto un altro, accorato, appello: «Vivere la solidarietà di fatti e non di parole nei confronti di quanti hanno subito gravi danni in seguito all’esplosione. Non lasciamoli soli». Parole come perdono, misericordia e riconciliazione sono echeggiate anche nel saluto del parroco di Sant’Igino Papa, che ha ringraziato la diocesi e i fedeli per la risposta generosa al suo invito. «Che il Signore custodisca tutti noi nella pace – ha concluso don Giuseppe – perché nulla ci può separare dall’amore di Cristo».

 

26 gennaio 2016