Palaexpo, prorogata la Quadriennale d’arte

Il presidente Cesare Maria Pietroiusti illustra la mostra collettiva con le opere di 43 artisti. «La risposta del pubblico in febbraio è stata travolgente»

Tre sono i luoghi istituzionali dell’arte contemporanea oggi strettamente legati grazie al sistema Palaexpo, il network voluto da Roma Capitale per unire il Palazzo delle Esposizioni, il Macro e il Mattatoio. Oggi questo sistema offre un ventaglio di mostre, laboratori e spazi ricchi di iniziative. Ne abbiamo parlato con Cesare Maria Pietroiusti, artista contemporaneo molto conosciuto che è diventato il presidente di Palaexpo. Iniziamo dalla Quadriennale d’Arte 2020, ospitata dal Palazzo delle Esposizioni e prolungata fino a primavera. Con 43 artisti, più della metà sotto i 40 anni, si presenta come una rilettura dell’arte italiana dagli anni Sessanta con collegamenti inediti tra diverse generazioni, a cura di Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol. Così la commenta il presidente Pietroiusti: «Questa è la quarta edizione alla quale partecipo, nonché la migliore, “di lusso”. Più che una mostra collettiva di artisti, si tratta piuttosto di 43 personali», racconta. I curatori hanno suddiviso lo spazio riuscendo a dedicare un progetto individuale per ognuno degli espositori.

Palazzo delle Esposizioni, Roma
(foto: palazzoesposizioni.it)

«La risposta del pubblico in questo mese di febbraio è stata travolgente – aggiunge Pietroiusti -; in circa 15 giorni di apertura abbiamo registrato 5.952 ingressi al Palazzo delle Esposizioni, una media di 400 visitatori al giorno». Ottimi risultati anche per il Macro, frequentato nei giorni di apertura a febbraio da 3.200 persone. Lo spazio di via Nizza da aprile 2020 ha lanciato il “Museo per l’Immaginazione Preventiva”, programma del nuovo direttore artistico Luca Lo Pinto per ridurre la distanza con i visitatori e aprire anche a mondi meno esplorati come il design, l’editoria e la musica sperimentale. «Siamo ormai un polo espositivo dell’arte contemporanea complesso, con luoghi deputati a diverse funzioni, dall’esposizione alla ricerca artistica – spiega Pietroiusti -. Pensiamo al Mattatoio a Testaccio che l’anno scorso, entrando a far parte del cappello Palaexpo, ha ottenuto un proprio budget e si è arricchito anche per la presenza della facoltà di Architettura di Roma Tre e dell’Accademia di Belle Arti. Da questa evoluzione è nato il progetto di incontro tra le arti performative, e in particolare con l’arte visiva, intorno al quale è stato istituito il master annuale in arti performative e spazi comunitari insieme alla facoltà di Architettura. Abbiamo 40 iscritti e diverse collaborazioni internazionali». Un secondo percorso è costituito delle “Residenze”, iniziato durante la pandemia e curato da Ilaria Mancia, «che ospita artisti da diverse aree con l’idea di sostenere una produzione dalla danza alla performance, dall’arte visiva alla fotografia. Uno degli ospiti è stato Michele Rizzo che, protagonista della Quadriennale, ha potuto realizzare la propria opera d’arte nei mesi estivi delle Residenze». La terza attività, su base triennale, è “Dispositivi Sensibili”, a cura di Angel Moya Garcia. «Ne ha fatto parte Luigi Presicce che oggi è protagonista dell’esposizione “Le Storie della Vera Croce”, un ciclo di dieci episodi iniziato nel 2012 per diciotto performance presentate in forma di video, in cui la pittura diventa il centro nevralgico dell’impianto espositivo».

L’esperienza del lockdown ha interrotto la condizione fondamentale del contatto diretto tra persone e opere ma ha prodotto un rapporto diverso con il pubblico. «Grazie alla tecnologia abbiamo mantenuto un filo – ha raccontato Pietroiusti – intensificando la produzione di stories su Instagram, podcast, video in streaming, dirette sui social. Ma soprattutto sta emergendo un rapporto diverso e più intimo con la comunità di riferimento, Roma si è riscoperta, spogliandosi in parte della sua identità di meta turistica di massa. La cultura è diventata il tessuto entro il quale si può consolidare questo rapporto di prossimità con i romani. La tecnologia oggi ci sta aiutando a fornire un approfondimento dell’esperienza in presenza. Il visitatore può trovare risposte dopo aver visitato una mostra d’arte contemporanea grazie ai nostri canali online, perché spesso l’esperienza di contatto con l’arte contemporanea produce tante domande». Se le condizioni lo consentiranno, diverse sono le iniziative già pronte a partire dopo l’estate. Il Palazzo delle Esposizioni, in particolare, ospiterà un progetto su tre livelli legato al rapporto tra arte e scienza con lezioni, incontri, laboratori.

2 marzo 2021