Pakistan, morto il ragazzo dato alle fiamme da giovani musulmani

Il 14enne aveva riportato ustioni sul 55% del corpo. Padre Channan (Peace Center, Lahore): «Il periodo storico peggiore per la vita dei cristiani nel Paese»

Il 14enne aveva riportato ustioni sul 55% del corpo. Padre Channan (Peace Center, Lahore): «Siamo nel periodo storico peggiore per la vita dei cristiani nel Paese»
Non ce l’ha fatta Nauman Masih, il 14enne cristiano pakistano bruciato vivo da un grupo di giovani musulmani sconosciuti alcuni giorni fa. È morto questa mattina, mercoledì 15 aprile, nell’ospedale di Lahore. A darne notizia è l’Agenzia Fides, che riporta la testimonianza di fonti locali in Pakistan. Nauman era stato fermato e aggredito dopo aver dichiarato di essere cristiano. I giovani lo hanno cosparso di benzina. Aveva riportato gravi ustioni sul 55% del corpo.
Secondo alcuni osservatori, il gesto può essere una vendetta dopo il linciaggio di due musulmani, dichiarati innocenti, avvenuto a Youhanabad in seguito all’attentato alle due chiese del 15 marzo scorso. Dopo il linciaggio pubblico a Lahore la polizia ha perquisito molte abitazioni a Youhanabad e arrestato oltre 100 giovani cristiani per rintracciare i colpevoli. Linciaggio che i cristiani stessi hanno condannato, «dicendo apertamente che è un grande crimine», dichiara il domenicano James Channan, direttore del Peace Center a Lahore.
Padre Channan ricorda anche che «in numerosi casi in passato cristiani innocenti sono stati bruciati vivi»: basti pensare agli attacchi di massa al quartiere cristiano a Gojra, Shantinagar, o ai due coniugi cristiani arsi vivi in una fornace di mattoni nel novembre 2014. Quest’ultimo episodio, per il religioso, «dimostra l’odio che circola nella società. Abbiamo bisogno di una grande opera di dialogo e di armonia tra credenti di religioni diverse. Oggi siamo nel periodo storico peggiore per la vita dei cristiani in Pakistan».
15 aprile 2015