Pakistan, 22 arresti per l’omicidio di uno studente accusato di blasfemia
Si tratta di 16 studenti e 6 impiegati. Il fatto avvenuto il 13 aprile. La vittima studiava giornalismo all’università di Mardan
Si tratta di 16 studenti e 6 impiegati. Il fatto avvenuto il 13 aprile. La vittima studiava giornalismo all’università di Mardan, nella parte nord occidentale del Paese
Mashal Khan, 23 anni, studente di giornalismo nell’università di Abdul Wali Khan, nella città di Mardan (Pakistan nord-occidentale), è stato ucciso il 13 aprile. Dopo aver partecipato a un animato dibattito in classe in cui aveva esposto le proprie idee laiche e liberali, è stato picchiato, spogliato e gettato dalla finestra della sua stanza al secondo piano, e il suo corpo senza vita è stato profanato. Per il suo assassinio la polizia pakistana ha arrestato 22 persone: 16 studenti e 6 impiegati, accusati di aver preso parte all’omicidio del giovane per motivi di presunta blasfemia.
In Pakistan la legge contro la blasfemia punisce dal 1988 chi insulta il Profeta o il Corano; ad oggi, secondo l’agenzia asiatica cattolica Ucanews, ha causato 59 omicidi extragiudiziali. Moltissime le persone in carcere o a rischio pena di morte. La Commissione nazionale per la giustizia e la pace dei vescovi pakistani ha espresso forte condanna dell’accaduto e chiesto al governo di assicurare i responsabili alla giustizia. Secondo i tre leader della Commissione – monsignor Joseph Arshad, vescovo di Faisalabad, padre Emmanuel Yousaf Mani e Cecil Shane Chaudhry – «l’omicidio è collegato alla presenza, nel sistema educativo del Paese, di contenuti discriminatori che incitano all’odio». Di qui l’invito a «rimuoverli dai libri di testo se vogliamo creare una società pacifica e tollerante. L’università – si legge in una nota diffusa dalla Commissione – dovrebbe favorire lo sviluppo di menti pensanti, che possano accettare e valorizzare le opinioni degli altri nonostante la diversa fede o appartenenza. Dobbiamo insegnare ai nostri giovani studenti le virtù della tolleranza, della coesistenza e dell’accettazione reciproca».
19 aprile 2017