Padre Pizzaballa: il 2014, come la prima guerra mondiale per l’Europa

Il Custode di Terra Santa commenta la situazione dei rapporti tra israeliani e palestinesi: «Siamo lontani dalla pace». L’anno che sta finendo: uno spartiacque per la storia della cristianità mediorientale

«Senza dubbio siamo lontani dalla pace e non vedo alcuna possibilità di cambiamenti in un prossimo futuro. Vi è troppa frustrazione e mancanza di fiducia». Il Custode di Tessa Santa padre Pierbattista Pizzaballa commenta così l’attuale stato delle relazioni tra Israele e Palestina. A darne notizia, in una nota, è l’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre: secondo il francescano, si legge nel testo, occorrerà molto tempo per dimenticare anni di odio. «Dobbiamo cominciare nelle scuole e poi all’interno della società. I palestinesi hanno bisogno di qualcosa in più delle promesse, mentre gli israeliani devono sentire di avere un interlocutore».

Il timore espresso da padre Pizzaballa è che la componente religiosa, che «ha sempre avuto un ruolo importante», diventi il fattore «predominante» nelle relazioni tra israeliani e palestinesi. Specie in un momento in cui, a Gerusalemme, il clima è sempre più teso, come dimostrano il protrarsi degli scontri nella Spianata delle Moschee e la recente strage nella sinagoga di Har Nof. «Le rispettive autorità cercano di calmare le acque – osserva il Custode -, ma ho paura che sia troppo tardi».

Difficile, in questo contesto, il ruolo dei cristiani: troppo pochi, ormai, «per nutrire alcuna speranza di influenzare le parti in lotta», e per di più divisi al loro interno. «Non riusciamo a trovare un accordo neanche su chi debba pulire che cosa all’interno della Chiesa del Santo Sepolcro». E la fuga dalla Terra Santa continua, anche a motivo della ricaduta del clima di tensione sul settore del turismo, «uno dei pochi che offriva possibilità di impiego». Negli ultimi due o tre mesi, riferisce ancora padre Pizzaballa, «ben diciannove famiglie cristiane hanno lasciato Betlemme per l’Europa o l’America». Né aiuta la tragedia che si sta consumando nel vicino Iraq per mano dello Stato Islamico, che rafforza nei cristiani di Terra Santa «la convinzione che in Medio Oriente non vi sia più posto per loro».

Le violenze commesse dall’Isis in Iraq, l’esodo di centinaia di migliaia di fedeli dalla Siria: per il religioso francescano sono fenomeni che segnano uno spartiacque per la storia della cristianità mediorientale. «Il 2014 – commenta – è stato per il Medio Oriente, ciò che la prima guerra mondiale è stata per l’Europa. Nulla sarà più come prima. In Siria, ad esempio, dovremo ricostruire la comunità cristiana e anche i rapporti con la maggioranza musulmana. Si tratta di sfide enormi da affrontare».

4 dicembre 2014