Padre Ibrahim racconta Aleppo e il suo popolo che vuole ripartire

Il parroco della città martire siriana a Roma per la presentazione del libro “Viene il mattino”. «Distribuiamo pacchi alimentari, aiutiamo a riparare case. È un laboratorio. Siamo appesi tra cielo e terra»

Sono le 3.15 del mattino del 14 febbraio 2016. Un missile colpisce un edificio. La maggior parte delle famiglie che vive lì è fuori per la festa di San Valentino, solo una è in casa per l’anniversario delle nozze dei genitori. Pochi istanti e quella famiglia è distrutta. Quel missile si porta via un bambino, devasta il corpo del padre rendendolo disabile, sfigura la madre. La donna pensando a suo figlio dice: è in buone mani. Racconti da Aleppo. Diario di una guerra che ha lasciato macerie su cui sono nati fiori. Padre Ibrahim Alsabagh ha raccontato così la città siriana di cui è parroco ieri sera, 29 maggio, nella parrocchia di Santa Francesca Romana. Ad ascoltarlo, in prima fila, alcuni bambini che hanno recitato il Rosario prima che padre Ibrahim iniziasse il suo racconto.

Risuonano in sala le parole pronunciate dal Papa nell’Angelus del 1° settembre 2013: «La pace è un bene che supera ogni barriera, è un bene dell’umanità». Quel grido di Francesco si unisce al pianto di un bambino. I piccoli della Siria e quelli della Capitale sono uniti su un ponte ideale che ricorda che i bambini, in ogni parte del mondo, hanno gli stessi bisogni e le stesse esigenze. «Ad Aleppo hanno bisogno di sostegno psicologico. Hanno visto solo la guerra e la morte. Molti hanno problemi di apprendimento», racconta il francescano. «Tanti pensano che non ce la faranno. Io dico che non sono una generazione perduta e che l’amore e la tenerezza sono le risposte alla guerra. Bisogna curare le ferite. Non vanno lasciati soli. Per questo stiamo accanto a loro organizzando molte attività. Sono circa 4.100 i bambini sotto i 15 anni». E così i sacerdoti di diverse Chiese, cattoliche e ortodosse, insieme, hanno avviato una collaborazione per fare i centri estivi per i bambini.

«Le parrocchie non chiudono mai ad Aleppo. Non si va in ferie», scherza padre Ibrahim. Dalla chiesa di San Francesco d’Assisi, nel quartiere Azizieh, fino alle zone più periferiche della città, Midaan e Jabrieh, una rete di centri per offrire ai più piccoli lezioni di inglese, strumenti musicali, nuoto. E poi attività ricreative, per far ripartire un popolo. «In chiesa tante persone gridano, vittime di un orrore che li ha segnati. Al massimo prendono pastiglie per dormire. Ma così non si curano le ferite», dice padre Ibrahim. Oggi i quartieri sotto i bombardamenti sono nella parte ovest della città. Lì ci sono tutte le milizie. «Vige un grande caos. Eserciti di varie nazioni si fanno la guerra su una terra già martoriata. Il Paese è diventato un campo di battaglia. È finito Isis, ora cosa stanno facendo?», domanda ancora il frate. E racconta come prima del conflitto, nel 2012, Aleppo fosse una città dove musulmani e cristiani vivevano insieme. In tutto 4 milioni di persone di cui 300mila cristiani di tutti i culti; i cattolici sono 93mila. Ma non solo. «Aleppo è una città florida che attira investimenti stranieri. Ha 30mila aziende. È sviluppato il settore tessile, chimico, farmaceutico, agroindustriale, il turismo. L’università è la seconda del Paese dopo Damasco, con 60mila iscritti. E per la sua storia e le sue bellezze Aleppo è stata insignita dall’Unesco del titolo di patrimonio dell’umanità».

Oggi, dopo la battaglia di Aleppo, iniziata a luglio 2012, la popolazione è allo stremo. «Chi è potuto scappare lo ha fatto. È una città piena di case vuote». Da grande centro economico a città trafitta. «Manca il lavoro, la gente soffre la fame.  Abbiamo tanti progetti in atto, ma i fondi non sono sufficienti». Nel 2017 per la spesa sanitaria ogni mese si sono spesi 27mila euro. Quest’anno è partito anche un progetto per i bambini cristiani fino ai 15 anni per visite, medicine, interventi. «Aiuti arrivano anche dai musulmani», dice padre Ibrahim. Tante braccia per far ripartire la città. «Distribuiamo i pacchi alimentari, aiutiamo a riparare le case, abbiamo molti progetti di microeconomia. È un laboratorio. Siamo appesi tra cielo e terra».

Per entrare nel cuore di Aleppo Padre Ibrahim ha scritto due libri: dopo “Un istante prima dell’alba” arriva infatti “Viene il mattino” (edizioni Terrasanta), che sarà nelle librerie dal 14 giugno. Volumi dalla cui vendita nasceranno progetti per Aleppo.

30 maggio 2018