Ostia, verso la riapertura del Museo delle navi

Il nuovo direttore del Parco archeologico Alessandro D’Alessio snocciola i progetti per l’area tra le più vaste al mondo (150 ettari). Il rilancio dei canali social

«Non sappiamo quando avverrà la riapertura. Bisognerà capire come procede l’emergenza sanitaria. Comunque solo dopo le festività natalizie avremo il polso della situazione». Alessandro D’Alessio è il nuovo direttore del Parco archeologico di Ostia Antica, uno scrigno archeologico tra i più vasti al mondo con un’estensione di circa 150 ettari. La pandemia lo ha costretto a chiudere al pubblico – così come previsto dalla normativa anti-Covid per tutti i luoghi di cultura in Italia – ma il Parco, che il 31 marzo scorso ha ottenuto il prestigioso “Marchio del patrimonio europeo”, continua le sue attività: proseguono infatti gli interventi di tutela e di restauro, gli studi, la ricerca e la didattica via web.

Quali conseguenze ha avuto chiudere il Parco?
Io ho preso servizio al Parco di Ostia il 2 novembre. Tra il 3 e il 4 novembre tutti i luoghi della cultura hanno chiuso. Quindi, di fatto, mi sono insediato a Parco chiuso. Sto approfittando della pausa per conoscere tutti i dettagli della gestione dell’istituto. Diciamo che abbiamo tramutato l’impasse in un’opportunità per riflettere e, soprattutto, pensare al futuro. Che significa, sì, riapertura ma anche, in prospettiva, quello che possiamo realizzare da qui ai prossimi anni.

Il parco di Ostia Antica ha avuto il suo primo sito web alla fine del 2017 e il debutto sui social nel 2018. Una presenza nella rete, dunque, relativamente giovane.
Il sito web e i canali social sono stati attivati allora perché il Parco era stato fondato come istituto proprio intorno a quel periodo. Nonostante un’attività di appena due anni, il Parco ha però raggiunto, nella sua veste virtuale, un quantitativo di visualizzazioni notevole. Un settore che implementeremo ulteriormente per diffondere anche la presentazione di siti, monumenti e reperti ora che non possiamo accogliere il pubblico dal vivo.

A proposito di futuro, quali sono i progetti in cantiere?
Abbiamo a disposizione 32 milioni di fondi Cipe distribuiti su Ostia Antica, Isola Sacra e sui porti Imperiali di Claudio e Traiano. Si stanno progettando gli interventi per la realizzazione dei quali ci vorranno ovviamente diversi anni. Altre cose, però, sono già in buono stato di avanzamento. Ad esempio prevediamo di aprire per l’estate 2021 il Museo delle navi, di fatto chiuso da sempre. Mostreremo le navi, racconteremo le vicende del loro rinvenimento e approfondiremo anche il discorso della politica navale del passato: parliamo del più grande porto del Mediterraneo antico, oggi paragonabile solo a quello di Shanghai, Hong Kong, Rotterdam, Tokyo o New York.

A fronte di grosse potenzialità, il numero dei visitatori, circa trecentomila l’anno, sembra essere tuttavia basso. La perifericità dell’area non meriterebbe nuove soluzioni di collegamento con il centro storico di Roma?
Ha centrato il problema, nel senso che il Parco di Ostia ha delle potenzialità enormi. Mediamente il pubblico internazionale, che poi è quello che fa i numeri, ha un tempo di permanenza a Roma di 2,6 giorni, quando città come Barcellona o Madrid ne hanno 3 o 4: è evidente che sono troppo pochi. Pertanto si dovrebbe lavorare per far sì che aumenti il tempo di permanenza dei visitatori, offrendo loro la possibilità di vedere anche altre cose oltre quelle presenti nell’area centrale. Poi c’è certamente una questione di collegamenti da potenziare.

Il Parco di Ostia ha ottenuto il “Marchio del patrimonio europeo” ma non quello di patrimonio Unesco.
A oggi, più che singoli siti o monumenti, l’Unesco tende a premiare il patrimonio immateriale. Il mio sogno è di costruire una rete che metta in relazione il Parco archeologico – che, ricordo ancora, comprende il più grande scalo portuale, fluviale e marittimo dell’antichità – con i principali porti del Mediterraneo antico, che possono essere ad esempio Cartagine e Leptis Magna, Marsiglia, il Pireo e i porti della penisola iberica. Costruire dunque una rete della portualità antica potrebbe essere anche più interessante per l’Unesco.

29 dicembre 2020