Ostia: senza dimora e volontari in cammino dietro alla Croce

A Santa Maria Regina Pacis la Via Crucis guidata da De Donatis con gli ospiti della struttura di accoglienza nata per l’emergenza freddo, operativa dal 18 gennaio. «Impariamo ad apprezzare la vita di ogni uomo e donna. Aiutiamo a ridarle significato»

Sul campetto di calcio della parrocchia Santa Maria Regina Pacis ieri, 28 marzo, il pallone girava veloce in attesa dell’arrivo del cardinale vicario Angelo De Donatis. A passarselo, gli ospiti e i tanti volontari del rifugio per senza fissa dimora allestito presso la parrocchia di Ostia. «Un progetto unico, operativo dal 18 gennaio per l’emergenza freddo, nato dalla sinergia tra la Caritas diocesana e il X municipio», racconta Giustino Trincia, direttore di Caritas Roma. «Non è stato semplice ma siamo riusciti ad andare oltre la burocrazia – aggiunge il presidente del municipio Mario Falconi -. Abbiamo entrambi una sensibilità comune, nata servendo i malati».

La struttura oggi accoglie in due tende riscaldate, messe a disposizione dalla Croce Rossa Italiana, 15 uomini e 6 donne. Una terza tenda è utilizzata come refettorio e luogo di ritrovo. «Le persone accolte vengono da 12 Paesi di 3 continenti – sottolinea Trincia -. Le storie sono simili e colpiscono per la durezza e la precarietà. Per noi tutti una grande esperienza di sinodalità e fratellanza che ci spinge a moltiplicare gli sforzi. Dobbiamo però intercettare le cause. Ricordiamo poi che a Roma sono 100mila le case vuote».

Ospiti e volontari entrano insieme nella chiesa per celebrare la via crucis. «Una quarantina le persone che gratuitamente aiutano nel Centro – spiega Alessandro Bonomi, referente Caritas di prefettura -, provenienti da tutte le parrocchie del territorio e da Acilia. Sono loro ad aver preparato le meditazioni». All’inizio, ricorda il parroco padre Giovani Patanè, «eravamo preoccupati pensando al progetto di accoglienza. Siamo rimasti sorpresi dalla generosità di quanti si sono messi a disposizione».

«Una comunità in cammino – si legge tra le intenzioni – ha il compito ben preciso di schiodare i crocifissi della storia». Si prega per i tanti condannati ingiustamente, relegati nella solitudine, schiacciati dal peso del dolore, per chi vive ai margini, per chi è solo, calpestato nella dignità, per chi cerca libertà nei viaggi della speranza. Ma anche per chi si impegna nel servizio, per quanti condividono la croce degli altri, sanno riconoscere in ogni fratello il volto di Gesù.

«La via della croce è contemplare lo spreco di amore – ha sottolineato De Donatis -, l’eccesso per noi che ci dice il nostro valore. A volte dimentichiamo quanto il suo amore sia immenso e dimenticandolo rischiamo di sprecarlo. Impariamo ad apprezzare la vita di ogni uomo e donna. Aiutiamo a ridarle significato. Oggi milioni di crocifissi bevono il calice della sofferenza. Coraggio, fratello, sorella, che stai sperimentando dolore, sofferenza. Sa bene Lui cosa significa l’umiliazione quotidiana. Continua a camminare con Lui, vai fino in fondo. Come tu sei inchiodato con Lui, così Lui ti invita a essere suo compagno nella risurrezione».

Adriano, in piedi in prima fila, non ha mai distolto lo sguardo dal tabernacolo. «14 stazioni, la mia vita. Le capisci solo se le vivi, certe situazioni». A Ostia da 37 anni tunisino, era sposato da 24. Il divorzio un mese fa. «Ho perso tutto, lavoro e famiglia Voglio custodire questa speranza: che ci sia altro per me». Tra i lettori anche alcuni ospiti. Come Cesar, 34 anni. A margine della preghiera è riuscito finalmente a piangere. Risuonava nel suo cuore quella parola: “figlio”. «Nel mio Paese, El Salvador, 6 anni fa mi hanno portato via il mio terzo bambino. Eravamo al parco. Aveva 30 giorni. L’ho cercato per cinque anni, invano. Una tragedia insostenibile anche per mia moglie. Ritenendomi colpevole, mi ha lasciato e si è portata via gli altri 2 figli. Sono partito per uscire dalla disperazione. Ma il giudice più grande è dentro di me. Voglio ritrovare nuova dignità e sperare che il Signore custodisca il senso di questa storia». Gli si stringono intorno i volontari. Sanno che è un musicista e per questa sera hanno in serbo una sorpresa.

Il cardinale ha quindi visitato le tende, intrattenendosi con gli ospiti accolti. «Porto nel cuore le loro speranze. Questo è importante: saper unire tutte queste croci con la croce di Cristo per poter risorgere con Lui».

29 marzo 2023