Osservasalute: «La pandemia ha messo a nudo debolezza del sistema sanitario»

Presentati i dati del Rapporto 2020. Walter Ricciardi (Osservatorio nazionale): «Occasione per rifinanziare la sanità, che ha perso oltre 40mila operatori»

Quello che interessa l’Italia in questo momento è «ancora un quadro pandemico» poiché la pandemia da coronavirus potrà essere considerata conclusa «solo quando per 40 giorni consecutivi non si verificherà più nessun caso in tutto il mondo». A dirlo questa mattina, 24 giugno, è stato Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza sanitaria e direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane che cura l’annuale Rapporto Osservasalute. L’ultimo è stato presentato oggi con una conferenza stampa in remoto dal campus di Roma dell’Università Cattolica, sede dell’Osservatorio, ed è stata l’occasione per ripercorrere alcune fasi della pandemia di Covid-19 attraverso i dati della Protezione Civile.

Medici al Gemelli Columbus Covid-19 Hospital COVID 2«La crisi drammatica determinata dal Covid-19 ha improvvisamente messo a nudo fino in fondo la debolezza del nostro sistema sanitario e la poca lungimiranza della politica nel voler trattare il Servizio sanitario nazionale come un’entità essenzialmente economica alla ricerca dell’efficienza e dei risparmi – ha affermato Ricciardi -, trascurando il fatto che la salute della popolazione non è un mero “fringe benefit” ma un investimento con alti rendimenti, sia sociali sia economici ». Di più, l’esperto ha evidenziato come «il decentramento della sanità, oltre a mettere a rischio l’uguaglianza dei cittadini rispetto alla salute, non si è dimostrato efficace nel fronteggiare la pandemia». Le regioni, infatti, «non hanno avuto le stesse performance – ha rilevato Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane -, di conseguenza i cittadini non hanno potuto avere le stesse garanzie di cura. Il livello territoriale dell’assistenza si è rivelato in molti casi inefficace, le strategie per il monitoraggio della crisi e dei contagi particolarmente disomogenee, spesso imprecise e tardive nel comunicare le informazioni».

Passando a riferire i dati, l’esperto ha osservato ad esempio che «il Veneto ha la quota più bassa di ospedalizzati e quella più alta di soggetti positivi posti in isolamento domiciliare. All’inizio della pandemia questa regione aveva in isolamento domiciliare circa il 70% dei contagiati, nell’ultimo periodo oltre il 90%.» Atteggiamento diverso da quello messo in atto «da Lombardia e Piemonte, che hanno percentuali di ospedalizzazione tra il 50% e il 60% all’inizio della pandemia, per poi crescere e oscillare tra il 70 e l’80% nella prima metà di marzo, quando nelle altre regioni il trand diminuisce, per scendere sotto il 20% a partire dalla fine di aprile, primi di maggio».

coronavirus ospeale romaDi questa emergenza sanitaria «colpiscono anche le differenze regionali del tasso di letalità – sono ancora le parole di Solipaca -: in Lombardia raggiunge il 18%, in Veneto un massimo del 10% mentre Emilia-Romagna, Marche e Liguria sono le altre regioni con la letalità più elevata, tra il 14-16%». Non è chiara la spiegazione di questo dato: «Verosimilmente si è verificata una sottostima del numero di contagiati e questa circostanza richiama la scarsa qualità del monitoraggio effettuato da alcune Regioni», ha constatato ancora il referente dell’Osservatorio. Per delineare l’eterogeneità degli approcci regionali, interessante osservare anche «la situazione relativa ai tamponi: il Veneto ne ha effettuati il numero più alto in rapporto alla popolazione, circa 50 ogni 100 mila abitanti all’inizio del periodo, fino a punte superiori a 400 agli inizi di giugno – riferisce Solipaca -. La Puglia è la regione con il numero minore di tamponi effettuati, meno di 100 ogni 100mila abitanti».

In conclusione dei lavori, Ricciardi, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha auspicato che «questa fase possa essere l’occasione per rifinanziare la Sanità, che negli ultimi anni ha perso oltre 40mila operatori, e che pur in queste situazioni di vero e proprio “dissanguamento” ha fatto fronte in modo eroico allo “tsunami” che in questi mesi ci ha investito». Guardando all’estate, l’esperto, che è anche ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, invita ciascuno, e soprattutto i giovani «che hanno allentato la presa e vivono una normalità che non possiamo permetterci», a «non agire solo in base alla paura ma con razionalità», rispettando le norme di prevenzione quali «il distanziamento fisico e l’igiene delle mani perché combinate insieme queste due accortezze consentono di prevenire il contagio quasi al 100%». Infine, l’auspicio che l’app “Immuni” per tracciare i casi di contagio, «per ora scaricata solo da 3milioni di italiani» laddove per essere efficace «la percentuale minima richiesta è del 60% della popolazione», diventi strumento utile di monitoraggio. Da ultimo, Ricciardi, ribadendo che «non dobbiamo essere spaventati ma cauti e attenti», invita, in vista dell’autunno e alla possibilità di una seconda ondata epidemica, a valutare il vaccino anti-influenzale, superando «in generale, anche in vista del vcacino per il Covid-19, la mentalità diffidente ancora diffusa» rispetto a questi strumenti preventivi.

24 giugno 2020