Ospedale Al Awda, Gaza: «Situazione estremamente critica»

Il direttore Muhanna: «Da una settimana non abbiamo più carburante». Adnan (Ostetricia): «Guardiamo i bambini che perdono la vita perché non abbiamo nulla per aiutarli»

ActionAid fa il punto sulla situazione a Gaza, dove servizi vitali come gli impianti di desalinizzazione dell’acqua, le strutture di trattamento delle acque reflue e gli ospedali si stanno fermando a causa della cronica mancanza di carburante, mentre molti sono già stati costretti a chiudere. Nella Striscia, riferiscono citando i dati Unrwa, «hanno smesso di funzionare tre pompe per le acque reflue e 10 pompe per l’acqua, con conseguente flusso di liquami nelle strade, mentre 22 dei 35 ospedali del territorio non funzionano più. Le due principali compagnie di telecomunicazioni, Paltel e Jawwal, hanno dichiarato che tutti i servizi di telecomunicazione sono interrotti a causa della mancanza di carburante, che rischia di portare a un completo blackout delle comunicazioni nel territorio – una prospettiva terrificante per i 2,3 milioni di persone intrappolate».

Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, solo mercoledì scorso, 15 novembre, è stato consegnato del carburante a Gaza: poco più di 23mila litri, a fronte dei 160mila di cui L’Unrwa dice di aver bisogno ogni giorno solo per le operazioni umanitarie di base. L’uso di questo carburante poi è strettamente limitato al trasporto dei pochi aiuti che arrivano attraverso il valico di Rafah. Nonostante tutto, gli ospedali ancora funzionanti cercano disperatamente di continuare a curare i pazienti. È il caso dell’ospedale Al Awda, partner di ActionAid. «Da una settimana non abbiamo più carburante – riferisce il direttore Ahmed Muhanna -. Abbiamo spento i generatori, quelli enormi, e ora stiamo lavorando sulle luci a led e sulla ricarica delle batterie. I servizi sono ancora attivi nell’ospedale di Al-Awda ma con difficoltà».

Ad aggravare le cose, i bombardamenti continui intorno all’ospedale, che hanno ferito il personale medico e danneggiato attrezzature. «La situazione è critica – sono ancora le parole del direttore -. Estremamente critica, perché bombardano continuamente intorno all’ospedale e vicino all’ospedale. Molte schegge sono entrate nell’ospedale. Nei giorni scorsi anche il nostro personale è stato ferito. Otto membri del nostro staff hanno riportato ferite da lievi a moderate. Sono stati ricoverati in ospedale e sono stati curati. Ora stanno bene. Oggi abbiamo trovato schegge all’interno degli ospedali e le ambulanze e le auto sono state danneggiate».

Negli ultimi giorni, aggiunge il dottore Adnan, consulente e capo del dipartimento di Ostetricia e ginecologia dello All Awda, «siamo diventati l’unico ospedale in tutta la Striscia di Gaza e nel nord che ha servizi di ostetricia, cesarei e ginecologia. Ieri abbiamo eseguito 16 parti cesarei in circostanze eccezionali. Abbiamo lavorato in condizioni eccezionali e molto dure. Non avevamo servizi di trasfusione di sangue», dato che «le trasfusioni di sangue sono molto limitate, la banca del sangue è stata chiusa ed è difficile accedervi». E ancora, «ci sono bambini prematuri nati a 30 o 31 settimane e non abbiamo nulla per affrontare i loro casi. Non ci sono respiratori artificiali, non ce ne sono affatto. Se guardiamo un bambino dopo la nascita, il suo peso è di 1.200 g, 1.300 g, 1.400 g o un chilo e mezzo. Non abbiamo nulla per gestirli. Guardiamo i bambini che perdono la vita perché non abbiamo nulla per intervenire».

Altissimo l’impatto della continua mancanza di carburante sulla salute delle persone. «Non solo gli ospedali non sono in grado di far funzionare le macchine salvavita, ma senza carburante non c’è acqua potabile e non c’è uno smaltimento sicuro delle acque reflue – rilevano da ActionAid -. Le difficoltà di comunicazione con Gaza significano già che il mondo ha un preoccupante vuoto di informazioni su ciò che sta accadendo. Se le comunicazioni dovessero interrompersi del tutto, le persone non saranno in grado di contattare i propri cari per verificare se sono ancora vivi, di chiamare i servizi di ambulanza per raccogliere i feriti o di dire al mondo cosa sta accadendo loro».

Riham Jafari, coordinatrice Advocacy e comunicazione per ActionAid Palestina, parla di una situazione «disastrosa, ma anche completamente evitabile. Il carburante deve poter entrare a Gaza, e in quantità sufficienti, immediatamente – afferma -. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha chiesto una pausa umanitaria urgente e prolungata per un numero sufficiente di giorni. Una pausa di pochi giorni non sarà sufficiente a permettere l’ingresso a Gaza di una quantità di carburante e di altri aiuti salvavita: solo un cessate il fuoco immediato può raggiungere questo obiettivo. Se verrà messa in atto una pausa umanitaria prolungata, chiediamo ai leader mondiali di garantire che venga rispettata – prosegue -. È chiaro che le pause di quattro ore concordate la scorsa settimana hanno fatto poco, se non nulla, per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza».

17 novembre 2023