Oratori: partire dai piccoli, «offrendo loro calore»

L’esortazione del cardinale Lojudice ai catechisti del Cor, nella Messa di apertura dell’anno pastorale. Il fondatore Canepa, «testimone autorevole»

Nella giornata di ieri, 4 novembre, i soci e i catechisti del Centro Oratori Romani si sono radunati, come da tradizione, nella chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro per la solenne apertura del nuovo anno pastorale. A presiedere la celebrazione, il cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e titolare della chiesa dallo scorso giugno. Lo ha accolto il presidente Cor David Lo Bascio insieme all’assistente ecclesiastico don Simone Carosi, con i catechisti dell’associazione laicale fondata dal servo di Dio Arnaldo Canepa nel secondo dopoguerra. Una celebrazione nel luogo dove riposano le spoglie del fondatore, ma anche nella parrocchia dove Lojudice ha mosso i primi passi come sacerdote alla fine degli anni ’80.

«Questa chiesa non deve essere solo il luogo dove sono custodite le spoglie mortali di Canepa – ha ricordato il presule – ma dove facciamo memoria della sua dedizione e compassione per i più piccoli cogliendo questa chiave di volta: partire dai piccoli, offrendo loro una proposta di vita, un percorso, una strada. Dobbiamo fare questo – la sollecitazione del cardinale – anche semplicemente partendo dall’animazione, che significa coinvolgere non solo dottrinalmente un bambino che si avvicina madargli quel gusto, quella sensazione di trovarsi in un luogo che lo accoglie, che gli fa sentire quel calore umano che è necessario e fondamentale per legarsi». Per il cardinale, è «la sfida più grande: far sentire ai più piccoli il calore che magari in altre situazioni non trovano, forse nemmeno in famiglia. Così che nella loro vita ci sia uno spazio, magari piccolo, in cui qualcuno si è dedicato a loro. Ritorniamo al “Sinite Parvulos”, lasciate che i bambini vengano a me!». Il modello indicato ai catechisti del Cor è ancora una volta quello del fondatore. «Canepa – le parole di Lojudice – resta sicuramente un testimone autorevole di tutto questo, di quanto facciamo nelle nostre comunità, seppur diverse fra loro. Quello che conta è esserci, fino in fondo, dovunque ci troviamo ad operare: la nostra identità è quella carica, quella passione che ci muove dentro e che dobbiamo continuamente alimentare. Non dipende dal luogo dove sei ma da quello che sei, dal rapporto che hai con il Signore. Dobbiamo far crescere in noi la passione per il Vangelo, per l’annuncio credibile, intelligente, pensato, incarnato nella realtà dove operiamo – l’esortazione -. Vi auguro che Canepa continui a essere questo punto di riferimento ritornando a pregare in questa zona dove lui ha costruito tante realtà».

Alla celebrazione hanno partecipato anche il direttore del Servizio diocesano per la pastorale giovanile don Alfredo Tedesco e don Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e delegato del cardinale vicario per le aggregazioni laicali, insieme ad alcuni sacerdoti e numerosi diaconi che prestano il loro servizio negli oratori di Roma, accogliendo bambini, ragazzi e giovani. Di accoglienza amorevole ha parlato anche il presidente Cor Lo Bascio, nel suo saluto iniziale. «L’oratorio e con esso il Cor, oggi più che mai, deve realizzarsi come “casa che tutti accoglie” – ha rimarcato -. Per farlo deve convincersi che non sono né le strutture né le attività né le forme organizzative o le strategie pastorali a configurarlo come tale, ma solo il cuore grande di peccatori convertiti, che donano senza riserve la loro vita per i più piccoli».

5 novembre 2021