Onu: nella pandemia, «scarsa solidarietà dei Paesi ricchi verso quelli in difficoltà»

Il ministro degli Esteri italiano Di Maio incontra la stampa, a margine dei lavori della 76ª Assemblea: «Accelerare le campagne vaccinali nei Paesi in difficoltà»

Aprendo i lavori della 76ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York, ieri, 21 settembre, il segretario generale Antonio Guterres ha “bacchettato” i Paesi ricchi sulla scarsa solidarietà dimostrata durante la pandemia verso quelli più in difficoltà. Parole alle quali, incontrando la stampa a margine dei lavori, ha fatto eco il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. «Vedere come nei Paesi sviluppati si stia parlando di terza e quarta dose di vaccino mentre solo il 2% della popolazione africana è vaccinata, è un tema che ci deve interrogare, ci deve stimolare ad aumentare i progetti delle Nazioni Unite per accelerare le campagne vaccinali nei Paesi in cui ci sono più difficoltà», ha detto.

Il titolare della Farnesina ha voluto richiamare alla responsabilità tutti Paesi, soprattutto quelli sedi di case farmaceutiche che dovrebbero fornire ai programmi sponsorizzati dall’Onu, come CoVax, un numero adeguato di vaccini. Quindi ha delineato i principali fronti su cui sarà impegnata l’Italia durante l’Assemblea: assicurare lo svolgimento democratico delle elezioni in Libia e impedire il proliferare del terrorismo nell’area del Sahel; preparare il terreno al G20 dei capi di Stato e di governo sull’Afghanistan; lavorare con il gruppo “Uniting for consensus” per una riforma del Consiglio di sicurezza, verso una direzione più inclusiva soprattutto quando si prendono decisioni che hanno un impatto internazionale.

Italia in prima linea anche riguardo al tema dell’istruzione per le donne e le ragazze afgane. Di Maio ha delineato un piano in tre punti dove si chiede che il rispetto dei diritti delle donne sia un requisito per garantire gli aiuti umanitari al Paese. Infine, sulla scia del discorso del presidente Usa Joe Biden, ha richiamato a una riforma del sistema di difesa e di sicurezza dell’Ue. «Credo che sia ampiamente superato il meccanismo per cui per prendere una decisione di politica estera o di politica di difesa europea dobbiamo avere un’unanimità a 27 – le parole del ministro italiano -. Non è un meccanismo decisionale attuale», ha ribadito, aggiungendo che «una maggioranza qualificata di 2/3  potrebbe decidere la linea di politica estera dell’Ue e quindi anche di difesa».

22 settembre 2021