Ogni bambino che nasce «è una vittoria sulla cultura della morte»

Presieduta dal vescovo Dario Gervasi la Messa nella 43ª Giornata per la vita, con i volontari di Cav, associazioni e movimenti attivi a Roma e nel Lazio. L'invito: «Ciascuno continui ad annunciare il Vangelo»

È stata l’occasione per «dire grazie a Dio e a tutte le persone di buona volontà, che fanno col cuore un servizio a favore della vita», la Messa che il vescovo ausiliare Dario Gervasi, delegato per la Pastorale familiare della diocesi, ha presieduto ieri, domenica 7 febbraio, in occasione della 43ª Giornata per la vita. Curata dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, la celebrazione ha avuto luogo nella chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia del Divino Amore, che afferisce al Santuario di Castel di Leva, e ha visto la partecipazione – in totale sicurezza, vista l’ampiezza degli spazi e l’accesso contingentato – dei volontari dei Centri di aiuto alla vita (Cav), delle associazioni e dei movimenti che a Roma e nel Lazio operano a vari livelli per tutelare la vita. «Il vostro servizio – ha sottolineato il presule nella sua omelia, rivolgendosi ai presenti -, promuove la cultura della vita in opposizione alla politica abortiva che uccide i più deboli, portando così all’invecchiamento di un’intera società». Perché «chi uccide un bambino, uccide un intero popolo e fa precipitare tutti nel buio – ha sottolineato Gervasi, riferendo una formula ebraica utilizzata per ricordare lo sterminio dei bambini realizzato dal nazismo con la Shoah –  mentre ogni bambino che nasce è una vittoria sulla cultura della morte che ci circonda».

Guardando poi alla Parola del giorno, il vescovo ha osservato che, «come accadde a Giobbe, a volte la vita ci riserva dei passaggi bui perché è un grande mistero, di fronte al quale dobbiamo mostrarci umili e pieni di stupore». In particolare, non vanno rifiutate né allontanate «le tante domande che la vita ci porta a porci», perché, anzi, «sono lo strumento che ci permette di valorizzare la vita stessa, conferendole senso fino alla fine». Ancora, «le parole della lettera di san Paolo e il Vangelo di Marco di oggi – ha continuato Gervasi – rispondono agli interrogativi espressi nella prima lettura, che sono poi i nostri, relativi alla presenza del dolore. La Parola del Signore, la sua venuta e il suo passaggio nella nostra vita la illuminano, ridonando speranza, scacciando il male, specialmente quello morale, che è dentro di noi». In conclusione, il vescovo ha evidenziato, riprendendo un testo di san Giovanni Paolo II, che «la salvezza del Signore è per tutti: per i credenti e per le persone di buona volontà, ma anche per coloro che ancora lo stanno cercando e ancora non lo hanno trovato». Da qui, l’invito affinché «ciascuno continui ad annunciare il Vangelo, perché sempre di più si diffonda la cultura della vita».

Al termine della Messa, concelebrata, tra gli altri, da don Dario Criscuoli, direttore del Centro per la pastorale familiare del Vicariato, e da don Andrea Manto, presidente della fondazione diocesana “Ut vitam habeant”, l’atto di affidamento alla Madonna del Divino Amore della piccola Michela, uno dei 654 nuovi nati nell’ultimo anno a Roma e nel Lazio. Ancora, la presentazione dei rappresentati delle singole associazioni impegnate sul territorio per la tutela della vita e la consegna di una pergamena, «un segno semplice per dire il grazie della diocesi per il vostro lavoro», ha detto Gervasi. A tutti i presenti è stato inoltre donato il testo della lettera apostolica “Patris corde”, scritta da Papa Francesco in occasione del 150º anniversario della dichiarazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale. «Vogliamo affidare anche a lui, che ha saputo accogliere la vita e al quale il Papa ha voluto dedicare un anno speciale di preghiera, il vostro lavoro», ha spiegato il vescovo.

8 febbraio 2021