453.731 i nuovi poveri accolti dalle Caritas in oltre un anno di pandemia

I dati della quarta rilevazione su bisogni, vulnerabilità, risposte e speranze di questo tempo ricordati da Bassetti in apertura dell’Assemblea Cei. Dal 1° settembre 2020 al 31 marzo 2021, accompagnate 544.775 persone, in media 2.582 al giorno. Per lo più italiani

Nel 2020 sono state aiutate in Italia attraverso la rete Caritas 1,9 milioni di persone, grazie anche al servizio di 93mila volontari operanti nei 6.780 servizi attivi. È il dato evidenziato ieri, 25 maggio, da Caritas italiana, in occasione dell’apertura dei lavori della 74ª Assemblea generale Cei, a pochi giorni dalla diffusione della quarta rilevazione sull’emergenza pandemia e sulle risposte attivate. Un’attività di monitoraggio che ha coinvolto 190 Caritas diocesane, pari all’87,1% del totale, con l’obiettivo di indagare ciò che è avvenuto nei territori diocesani da settembre 2020 a marzo 2021. «Sette mesi nel corso dei quali, accanto al perdurare delle situazioni di contagio, sono emersi evidenti segnali di ripresa e l’attivazione di nuove forme di sostegno a favore di persone, famiglie e imprese colpite dagli effetti socio-economici della pandemia», rilevano dall’organismo pastorale. Anche grazie al contributo dei 407 giovani impegnati nel servizio civile, che si sono resi disponibili ad offrire il loro aiuto in diversi servizi e opere ecclesiali.

In particolare, nei 211 giorni che vanno dal 1° settembre 2020 al 31 marzo 2021, le Caritas hanno accompagnato 544.775 persone, donne nel 53,7% dei casi, in maggioranza italiani (57,8%). Quasi una persona su quattro (24,4%) è un “nuovo povero”, vale a dire non si era mai rivolta in precedenza alla rete Caritas. Si tratta di 132.717 persone in totale. «In questo caso l’incidenza degli italiani è ancora maggiore: il 60,4% dei nuovi poveri è infatti un nostro connazionale. Uomini e donne sono in eguale numero. Complessivamente, in oltre un anno di pandemia, si sono rivolti alle Caritas 453.731 nuovi poveri», è il dato citato anche dal cardinale Bassetti nell’introduzione ai lavori dell’assise Cei.

Dal monitoraggio effettuato emerge che oltre l’80% delle Caritas diocesane interpellate registra un aumento di situazioni legate ai bisogni fondamentali della persona, come lavoro e casa, ma anche di povertà educativa e di disagio psico-sociale, «che colpisce in varie forme soprattutto le donne e i giovani». Per quanto riguarda le risposte, a fronte di una domanda caratterizzata da un profilo sociale diverso da quello che tradizionalmente si rivolge ai servizi delle Caritas diocesane, oltre ad attività e servizi per l’aiuto materiale, che non vengono meno, vanno segnalati interventi di tipo innovativo, soprattutto in ambito formativo e di orientamento. 4.188 le attività di ascolto svolte a livello diocesano, zonale, parrocchiale, 115 i progetti di servizio civile in Italia con 833 giovani in 70 diocesi. «Un impegno costante per promuovere una cultura della prossimità e della solidarietà – evidenziano ancora dalla Caritas -, mettendo in rilievo inadempienze e iniquità, favorendo sinergie, collaborazioni e risposte in rete sul territorio, e indicando priorità come stimolo alle istituzioni. Un’opera importante, soprattutto in questo tempo di crisi».

Sul fronte delle risposte poi, accanto ai servizi relativi ad aiuti materiali, vanno segnalate attività di tipo formativo e orientativo, così come la presenza di progetti e attività innovative che, «anche se in numero minore rispetto alle esperienze già descritte in precedenza», hanno saputo definire percorsi alternativi di presa in carico. È il caso del sostegno ai giostrai, ai circensi, ai venditori ambulanti, delle attività di recupero dei beni alimentari, delle nuove modalità di approccio al fenomeno delle persone senza dimora, dell’ascolto a distanza, degli ambulatori e dei servizi di tipo sanitario rivolti a coloro che non si possono permettere i costi della sanità privata. Tutto nella consapevolezza che «nessuno si salva da solo», come non si stanca di ricordare Papa Francesco. In quest’ottica, riferiscono ancora dalla Caritas, sono cresciute le esperienze di collaborazione operativa con vari enti pubblici o del privato sociale ma anche con le altre realtà ecclesiali, dal Volontariato vincenziano all’Agesci, dai Centri di aiuto alla vita alle Acli. «Solo lavorando uniti, “a tutti i livelli della società” – concludono -, si potrà infatti, come sottolinea Papa Francesco “superare non solo il coronavirus, ma anche tanti altri virus che da tempo infettano l’umanità”, come “il virus dell’indifferenza, che nasce dall’egoismo e genera ingiustizia sociale”».

26 maggio 2021