Nove punti per definire diritti e dignità nel fine vita

Presentato al Santo Spirito il Manifesto interreligioso. Il ministro della Salute Grillo: «Pregevole il confronto su un tema così delicato». Il vescovo Ricciardi: «Curare anche l’anima del malato»

Nove punti chiari e sintetici per definire i diritti e garantire, oltre alle cure, il rispetto della dignità e il supporto religioso e spirituale a chi è ricoverato in strutture sanitarie e si trova nella fase finale della vita. È il “Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita” presentato e firmato oggi, martedì 5 febbraio, nel Salone del Commendatore del Complesso Monumentale del Santo Spirito, in concomitanza con la Settimana mondiale dell’armonia interreligiosa promossa dalle Nazioni Unite. Iniziativa definita «lodevole» dal ministro della Salute Giulia Grillo, per la quale «è pregevole che il confronto e il dialogo tra realtà diverse, che per l’opinione pubblica sono distanti, parta da un tema delicato come il fine vita».

Il Manifesto è il frutto di un incontro e di un lavoro che ha visto la cooperazione tra cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, musulmani, buddisti e induisti. Roma quindi pioniera in un percorso che porti ad impegni concreti nel pieno rispetto del diritto del malato di disporre del tempo residuo, di ricevere servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale; del diritto alla presenza del referente religioso o assistente spirituale, al rispetto reciproco e delle pratiche pre e post mortem, per citare alcuni punti del manifesto letto dall’attore Sebastiano Somma. Un lavoro che per l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato lancia al Paese «un importante segnale culturale». La sanità regionale «ha delle criticità ma qui operano alcuni dei migliori professionisti al mondo, si effettuano oltre 400 trapianti al giorno e nessuno ne parla», ha concluso.

Asl Roma 1, Gemelli Medical Center (Gmc) – Università Cattolica del Sacro Cuore e Tavolo Interreligioso di Roma sono i promotori del documento e si faranno garanti di avviare corsi di formazione del personale sanitario «affinché venga sempre messo al centro il rispetto della persona, della sua cultura, etnia e religione», ha spiegato don Carlo Abbate, assistente spirituale dell’hospice Villa Speranza di Roma, il quale ha definito il Manifesto un documento «dall’importanza immensa, un punto di partenza di un percorso condiviso su un tema delicato come il fine vita». Per il Vicariato il documento è stato firmato dal vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la pastorale sanitaria della diocesi di Roma, il quale ha posto l’accento sulla dignità personale e spirituale, «da custodire soprattutto nei momenti fragili della vita. Al di là del credo religioso è fondamentale curare anche l’anima del malato e l’attenzione spirituale è di conforto anche ai familiari che lo assistono».

Il gruppo promotore vuole essere anche un punto di riferimento per realizzare e sostenere nuove iniziative volte a promuovere il percorso quale modello di accoglienza, sostegno e rispetto della fede di tutti e replicabile in altre realtà sanitarie nazionali. «Il lavoro si colloca all’interno di un’attenzione che l’azienda pone da sempre sulla qualità delle cure», ha affermato Angelo Tanese, direttore generale dell’Asl Roma 1 nel corso della cerimonia di presentazione del manifesto, moderata da Monica Mondo, giornalista di TV2000. Il servizio pubblico, ha sottolineato Tanese, deve essere «fortemente legato alla tutela delle persone in quanto tali e non come semplici assistiti perché abbiamo una responsabilità nei confronti delle persone». Pier Francesco Meneghini, presidente Gmc – Università Cattolica del Sacro Cuore si è invece soffermato sull’intenzione concreta di «implementare i principi sanciti nel Manifesto in procedure reali per rendere più sistematico quello che già oggi avviene in termini di sensibilità. Lavoreremo per una formazione che riguardi in modo specifico il personale che ha in cura i minori». Maria Angela Falà, presidente del Tavolo Interreligioso di Roma ha dichiarato che già nel pomeriggio ci sarà un primo incontro «per dimostrare che si vuole trasformare quanto prima il Manifesto in procedure reali. Abbiamo toccato con coraggio il tema del fine vita, argomento che la società tenta di occultare».

Oltre al gruppo promotore, i firmatari del Manifesto sono: Centro Islamico Culturale d’Italia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, Hospice Villa Speranza – Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Unione Buddhista Italiana, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Induista Italiana, Unione Italiana Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, Vicariato di Roma, Avo (Associazione volontari ospedalieri), Csv Lazio (Centro servizio per il volontariato), Cittadinanzattiva – Tribunale per i Diritti del Malato, un Operatore Socio Sanitario in rappresentanza della categoria.

5 febbraio 2019