Notte Sacra, Ruzza: «Siamo Chiesa che non ha paura delle tenebre»

Alla chiesa del Gesù la conclusione dell’iniziativa diocesana con la Messa mattutina dell’ausiliare del Centro: «Abbiamo dato un forte segno di speranza»

Alla chiesa del Gesù la conclusione dell’iniziativa diocesana con la Messa mattutina dell’ausiliare del Centro: «Abbiamo dato un forte segno di speranza»

Un pellegrinaggio, alla vigilia dell’Ascensione, in attesa del dono luminoso dello Spirito: così monsignor Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare per il settore Centro, ha definito l’esperienza della prima Notte Sacra romana che si è conclusa ieri mattina, 28 maggio, alla chiesa del Gesù con la preghiera delle lodi e la Messa da lui celebrata insieme a monsignor Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere e monsignor Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Roma Pellegrinaggi che, con la Diocesi, ha curato questo speciale progetto.

«Questa notte abbiamo fatto un’esperienza forte di Chiesa – ha spiegato Ruzza -, una Chiesa che non ha paura delle tenebre perché ha la sua speranza in Gesù e nella sua luce», la stessa che i santi, «speciali compagni di viaggio in questa maratona di preghiera e musica», hanno saputo riconoscere in lui. La Notte Sacra si era aperta con i Vespri solenni nella Basilica di San Giovanni Battista e il concerto di Angelo Branduardi per proseguire a Sant’Andrea della Valle con la catechesi di padre Maurizio Botta, sacerdote della Congregazione di San Filippo Neri e l’Oratorio sacro “Paradiso Paradiso” scritto e diretto da don Marco Frisina; nel cuore della notte, poi, il Laudario di Cortona a Sant’Ignazio di Loyola, in Campo Marzio, e l’incontro con don Fabio Rosini nella chiesa delle Stimmate per una meditazione su San Francesco.

All’alba, nella basilica di Santa Maria sopra Minerva, dopo un concerto di musica sacra, sono risuonate le parole di Santa Caterina da Siena. «Gesù ha sedotto i santi – ha proseguito il presule – e da questi nostri fratelli, dalla loro testimonianza di fede, noi abbiamo ricevuto un tesoro: la certezza che non verremo mai abbandonati», lascito che è anche un impegno perché «se il battesimo è il sacramento dell’inclusione, il dono dello Spirito prevede la missione di quella Chiesa in uscita auspicata da Papa Francesco».

La notte, quindi, come momento di ascolto e dialogo con Dio per essere poi testimoni «specie presso quegli uomini – ha detto ancora Ruzza – assetati e in ricerca perché è essa stessa desiderio di verità» e l’arte, la musica, allora, possono diventare strumento per realizzare il compito che «spetta a noi cristiani: dire ai cuori inquieti che Gesù può renderci felici» specie nel giorno dell’Ascensione quando «sale al cielo ma non ci lascia: noi, ora, siamo rivestiti di amore dall’alto». Quindi, il vescovo ha auspicato che la Notte Sacra «non si concluda ma si protenda portandoci verso tutti quelli che ci chiedono aiuto per far sentire loro il calore della comunità» e, ancora, l’augurio che questo «forte segno di speranza dato con questa notte particolare sia soltanto il primo di una lunga serie».

Infine i ringraziamenti a tutte le comunità parrocchiali che hanno ospitato gli eventi, alle corali «che ci hanno sostenuto e aiutato nella preghiera», ai presbiteri e soprattutto «ai tanti volontari che hanno compiuto un lavoro nascosto ma importante» e «al popolo che è la gioia di ogni pastore». Al termine della celebrazione, sul sagrato, è stata offerta la colazione a tutti, in particolare ai senza fissa dimora che anche durante la notte avevano potuto trovare punti di ristoro in prossimità dei luoghi di culto interessati dagli eventi di preghiera e musica per unire il dono della bellezza con il gesto concreto della carità.

29 maggio 2017