Nord Iraq, riconsacrata la prima chiesa profanata da Daesh

L’arcivescovo di Erbil Bashar Matti Warda: «Volevano cancellare la presenza cristiana invece loro se ne sono andati mentre noi siamo tornati». Il contributo di Aiuto alla Chiesa che soffre

«Un messaggio di speranza e di vittoria. Daesh voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se sono andati mentre noi siamo tornati». L’arcivescovo di Erbil Bashar Matti Warda ha festeggiato con queste parole la nuova consacrazione della chiesa di San Giorgio a Tellskuf, gravemente danneggiata e profanata dai miliziani dell’autoproclamato Stato islamico e ricostruita grazie a un contributo di 100mila euro da parte della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, avvenuta l”8 dicembre. «La riapertura della chiesa – ha dichiarato – rappresenterà un potente incentivo per il ritorno dei cristiani in questa cittadina e in tutta la regione. La chiesa di San Giorgio è più bella e gloriosa di prima».

La restaurazione dell’edificio religioso rientra nel piano di Acs per la ricostruzione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive, grazie al quale il 33% della popolazione cristiana, ovvero 6.330 famiglie, ha potuto finora fare ritorno alle proprie case. Proprio a Tellskuf, villaggio iracheno e 32 chilometri da Mosul, si registra la più alta percentuale di ritorni dell’intera Piana di Ninive: il 67% delle 1.500 famiglie che vi abitavano fino all’agosto del 2014 è già rientrato. «Un traguardo impensabile poco più di un anno fa – affermano dalla fondazione -, quando il villaggio era deserto, semidistrutto e in completo abbandono», mentre la chiesa di san Giorgio portava ancora i segni della profanazione.

«Ora che i due terzi degli abitanti vivono nuovamente a Tellskuf – spiega monsignor Warda ad Acs – era importante dare un segnale forte e positivo: il restauro di San Giorgio e quindi la ripresa delle attività della chiesa». Nelle parole del presule anche il grazie a tutti i benefattori di Acs che hanno sostenuto i cristiani d’Iraq in questi anni difficili e che oggi stanno permettendo loro di tornare a casa. «Grazie per aver reso possibile questa vittoria del ritorno. La riapertura della nostra chiesa è un potente simbolo e rafforza la nostra determinazione a  ricostruire i nostri villaggi. Grazie a voi possiamo lodare Dio che ha preservato la
presenza cristiana in questa terra».

12 dicembre 2017