No agli armamenti. Investire in sanità

La salute è un bene comune globale e anche i servizi di prevenzione e cura devono essere globali. C’è bisogno di leader coraggiosi che credono nel bene comune

La pandemia ha rivelato la vera portata della nostra interconnessione. Sappiamo che la salute è un bene comune globale e che anche i servizi di prevenzione e cura devono essere globali. In particolare, la salute globale deve essere considerata un bene comune nel senso che tutti ne hanno diritto ma anche pari responsabilità nel promuoverla. I sistemi sanitari in tutto il mondo hanno bisogno di maggiori investimenti di qualità. C’è bisogno di protezione nei confronti delle malattie trasmissibili e di investire in prevenzione.

Inoltre, la recessione economica che sta attraversando e attraverserà tutto il mondo provocherà lo spiazzamento di milioni e milioni di posti di lavoro. La crisi economica e sociale potrebbe avere dimensioni disastrose. In Italia le previsioni sono molto cupe da questo punto di vista. Le vie di uscita ci sono, ma richiedono capacità di visione, coraggio e collaborazione internazionale. Investimenti in sanità e cura, transizione ecologica, riqualificazione dei lavoratori e aiuto alle imprese che subiranno inizialmente danni dalla transizione. Di tutto questo abbiamo bisogno, e per farlo sono indispensabili ingenti investimenti pubblici. Papa Francesco ha istituito una commissione per pensare al mondo a partire dalla pandemia. Ha chiesto soluzioni creative.

Allora ci domandiamo: se invece di fare la corsa agli armamenti, facessimo la corsa verso la sicurezza alimentare, di salute e lavorativa? Cosa chiedono i cittadini in questo momento? Hanno bisogno di uno Stato militarmente forte, o di uno Stato che investa in beni comuni? Come ogni cittadino vorrebbe che fossero spesi i propri soldi oggi? Ha senso continuare a fare massicci investimenti in armi se poi le vite umane non possono essere salvate perché mancano le strutture sanitarie e le cure adeguate? Se ho una persona malata in famiglia e ho bisogno di spendere per le cure, non indirizzerò tutte le mie risorse per curare il mio familiare?

Oggi la prima sicurezza è quella della salute e dello star bene delle persone. A cosa servono arsenali per essere più sicuri, se poi basta una manciata di persone infette per far dilagare l’epidemia e provocare tante vittime? La pandemia non conosce confini. E così le soluzioni: devono essere senza confini. Sappiamo bene che il tema è più complicato di quello che sembra: la corsa agli armamenti è un dilemma che vede gli Stati, per paura degli altri Stati, o per voler primeggiare, continuare ad aumentare i propri arsenali militari. Ma questo genera un circolo vizioso che non finisce mai, spingendo ad aumentare sempre più le spese militari. La spesa militare nel mondo nel 2019 ha raggiunto il livello più elevato. È una competizione che spinge a spese irrazionali pur di mantenere le proprie posizioni. Tale tipo di corsa si arresta solo con una volontà collettiva di autodelimitazione. Abbiamo bisogno di leaders coraggiosi che dimostrino di credere al bene comune. Abbiamo bisogno di un patto collettivo per indirizzare le risorse per la sicurezza nella salute e per il benessere.