Nigeria, i vescovi: «Liberate la ragazza nelle mani di Boko Haram»

La dichiarazione al termine della seconda assemblea plenaria: «Le violenze continuano senza sosta». La richiesta di libertà per la 15enne rapita a febbraio, ancora prigioniera perché ha rifiutato di abiurare la fede cristiana

«Vediamo con nostro grande sgomento che le violenze da noi denunciate in passato continuano senza sosta» denunciano i Vescovi nigeriani in una dichiarazione pubblicata al termine della loro seconda assemblea plenaria che si è tenuta a Sokoto dal 6 al 14 settembre. «Osserviamo con profonda tristezza il modo in cui inermi nigeriani vengono brutalmente massacrati, a causa di divergenze religiose e politiche, dispute territoriali e altri motivi» afferma il documento giunto all’Agenzia Fides.

«Riscontriamo che il governo è spesso lento nel rispondere alle violenze e sovente consente a molti degli autori di questi atroci crimini di rimanere impuniti, creando così una cultura dell’impunità» scrivono i vescovi, che esprimono la loro «più alta condanna per questi delitti» e chiedono «al governo di difendere la vita e le proprietà di ogni cittadino nigeriano». I Presuli perorano inoltre la causa «di migliaia di compatrioti sfollati perché siano aiutati a tornare alle loro case e venga loro restituita la terra il più rapidamente possibile».

Il comunicato prosegue chiedendo «a tutti i livelli del governo di rispettare i diritti dei cittadini e dei gruppi di praticare la propria religione senza impedimenti. In questo spirito, i governi dovrebbero consentire ai gruppi religiosi di acquistare terreni per la costruzione di luoghi di culto, scuole, ospedali e strutture di assistenza sociale ogni volta che se ne presenta la necessità. Allo stesso tempo, invitiamo tutti a evitare atti di fanatismo religioso, invece di promuovere la coesistenza pacifica e l’armonia. La religione è una questione di convinzione, non di coercizione».

I vescovi lanciano infine un appello per la liberazione senza condizioni di Leah Sharibu, una studentessa rapita a febbraio a Dapchi, insieme ad alcune sue compagne, da una fazione di Boko Haram. Mentre le sue compagne sono state liberate dopo quattro settimane, Leah Sharibu, che ha 15 anni, è ancora prigioniera perché ha rifiutato di abiurare la fede cristiana.

«Chiediamo che il governo federale garantisca il rilascio incondizionato di Leah Sharibu. È ancora prigioniera perché si è rifiutata di abiurare la fede cristiana» affermano i vescovi. Chiediamo inoltre che il governo federale garantisca il rilascio in sicurezza delle ragazze rapite a Chibok ancora detenute e di tutte le altre persone trattenute contro la loro volontà. Esortiamo le loro famiglie a rimanere fiduciose e salde nella preghiera, assicurando loro le nostre preghiere».

21 settembre 2018