«Alle violenze di Boko Haram si sono unite quelle dei pastori islamisti fulani. Se in Iraq e in Siria Isis ha perso terreno, la Nigeria è oggi lo Stato che registra la maggiore attività terroristica a livello globale. Il nostro Paese rappresenta la “speranza” futura del fondamentalismo islamico». A parlare è don Joseph Bature Fidelis, sacerdote della diocesi di Maiduguri. Racconta la situazione del Paese nell’ambito di un incontro organizzato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) con alcuni membri delle rappresentanze diplomatiche europee presso la Santa Sede. I rapporti che giungono in questi giorni dal Paese africano ad Acs sono «drammatici», affermano dalla fondazione: dall’inizio di febbraio nel solo Stato di Kaduna oltre 130 persone – in prevalenza di etnia adara – sarebbero state uccise da pastori islamisti di etnia fulani. Un’ondata di violenze che ha provocato 10mila sfollati e la distruzione di circa 150 abitazioni.

«Questi ultimi attacchi hanno ridotto diverse comunità in macerie e portato la crisi umanitaria a livelli gravissimi – scrive ad Acs padre Williams Kaura Abba, sacerdote della diocesi di Kaduna -. L’attuale ondata di uccisioni è iniziata domenica 10 febbraio 2019 quando i pastori fulani hanno ucciso 10 cristiani, tra cui una donna incinta, a Ungwar Barde nel distretto di Maro a Kajuru». Il sacerdote riferito anche della drammatica situazione all’ospedale di Kajuru, parlando in particolare di un bambino di 5 anni gravemente ferito. «Hanno provato prima ad ucciderlo con le pistole e poi con il machete, ma Dio lo ha protetto». Non contenti i pastori fulani lo hanno colpito violentemente alla spina dorsale con dei bastoni. Ora è paralizzato. «Questo povero bambino ha anche perso una delle sorelle durante l’attacco, mentre sua madre sta lottando per sopravvivere in un altro ospedale.
Né il governatore di Kaduna né alcun rappresentante del governo federale si è degnato di far visita alle vittime o di consolare i loro cari. Sono soltanto le comunità cristiane a prendersi cura delle medicine e delle cure per i feriti», è la denuncia del sacerdote.

Il 19 marzo nella Capitale Abuja è stata organizzata una marcia di protesta pacifica. In quell’occasione padre Kaura Abba ha lanciato un appello alla comunità internazionale, ribadito ora ad Acs: «Vi chiediamo di far pressione sul governo nigeriano affinché venga in aiuto del nostro popolo. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa carneficina umana. Se vogliamo salvare quel che resta della nostra umanità gli organi competenti del governo devono adempiere ai loro obblighi senza timore».

22 marzo 2019