Nigeria: «C’è un piano per islamizzare le aree cristiane»

Parla ad Acs il vescovo dell’ultima diocesi colpita il 24 aprile. «Due dei miei sacerdoti sono stati uccisi». L’incontro con il Papa nella visita ad limina dei presuli nigeriani: «Mi ha porto le sue condoglianze»

«C’è una chiara agenda, un piano per islamizzare tutte le aree a maggioranza cristiana della Middle Belt nigeriana». A parlare è monsignor Wilfred Chikpa Anagbe, vescovo di Makurdi, in Nigeria, dove la mattina del 24 aprile è stata attaccata la chiesa di Mbalom, un villaggio dello stato del Benue. Ieri, 26 aprile, il presule ha incontrato il Papa durante la visita ad limina dei vescovi nigeriani. «Il Santo Padre mi ha porto le sue condoglianze. Segue con attenzione e partecipazione quanto accade nel nostro Paese», dichiara alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre.

Non ancora definitivo il bilancio delle vittime, dato che alcune delle famiglie di fedeli risultano disperse. «Due dei miei sacerdoti sono stati uccisi – riferisce il vescovo -: padre Joseph Gor e padre Felix Tyolaha, assieme ad almeno 17 fedeli. Stavano celebrando la Messa delle sei di mattina». Tra le vittime accertate, la catechista della parrocchia e la presidente del consiglio parrocchiale, «entrambe madri di famiglia». Con loro anche il preside dell’unica scuola secondaria del villaggio. La parrocchia è stata istituita nel 2015, in un’area completamente abbandonata a se stessa. «Non c’era nulla, non c’erano scuole, né ospedali. Abbiamo costruito tutto noi grazie soprattutto all’impegno di padre Joseph e padre Felix. Erano davvero due sacerdoti molto attivi e dediti alla comunità», ricorda monsignor Anagbe.

Non si tratta di un episodio isolato. «Dall’inizio di gennaio – ancora le parole del vescovo – 11 parrocchie della mia diocesi sono state colpite e vi sono stati numerosi attacchi in tutto lo Stato di Benue, i cui abitanti sono per il 99% cristiani. Il 18 gennaio è stata anche rinvenuta una fossa comune con 72 corpi». Stavolta però non si tratta di Boko Haram. A perpetrare gli attacchi infatti sono stati pastori islamisti di etnia fulani. «Anche se – chiarisce il vescovo – alcuni dei pastori si sono in passato uniti alla setta islamista ed entrambi i gruppi condividono lo stesso intento di islamizzare tutta la regione». A fronte di tante violenze, uno degli aspetti più preoccupanti è per il presule la totale inattività da parte del governo, in particolar modo quello federale. «Quando avvengono gli attacchi non ci sono mai né agenti di polizia né militari. Senza contare che i fulani vivono perlopiù nella boscaglia e non possono permettersi armi così sofisticate. Chi li finanzia dunque?».

La conseguenza più immediata delle violenze è l’alto numero di sfollati interni: oltre 100mila, divisi in 4 campi di accoglienza all’interno della diocesi di Makurdi. Anche qui però «il governo non ci aiuta: è la Chiesa a sostenerli», prosegue monsignor Anagbe, che alla comunità internazionale chiede di «pregare per noi» e di «rendere noto quanto accade alla nostra comunità. Fate in modo che si levino voci in nostra difesa – è l’appello -. La Nigeria è parte delle Nazioni Unite e non possiamo essere abbandonati e isolati dal mondo. L’Occidente deve fare di più per proteggerci».

27 aprile 2018