Nigeria, Acs: quasi 170 le vittime degli attacchi di Natale

Il direttore delle Comunicazioni della diocesi di Pankshin, teatro delle aggressioni: «Persone uccise sommariamente, case e mais bruciati, come chiese e cliniche»

Strage di cristiani in Nigeria, nel Natale appena celebrato. A essere colpite, nei giorni dal 23 al 26 dicembre, circa 26 comunità soprattutto di Bokkos, nello Stato di Plateau, ma anche in alcune parti di Mangu e nelle comunità locali di Barkin Ladi. Dopo Porte Aperte/Open Doors, lo conferma anche la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), in contatto con padre Andrew Dewan, direttore delle Comunicazioni della diocesi di Pankshin, nel cui territorio si sono verificati gli attacchi. Gli aggressori, presumibilmente oltre un migliaio di Fulani, hanno ucciso  quasi 167 persone, ma il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare «perché ci sono ancora molte persone negli ospedali, con lesioni e ferite di diverso grado», riferisce. Molti sfollati hanno cercato rifugio nelle chiese, con le organizzazioni religiose che hanno fornito assistenza primaria, data l’assenza di sostegno da parte del governo.

«Dal 1999 – spiegano da Acs – si sono registrati crescenti conflitti relativi ai terreni tra i pastori Fulani, a maggioranza islamica, e gli agricoltori locali, principalmente cristiani. Sotto l’amministrazione dell’ex presidente Muhammadu Buhari si è diffusa una certa tolleranza nei confronti delle attività dei pastori Fulani, che ha generato fenomeni di banditismo, rapimenti e attacchi». L’attacco nei giorni di Natale è stato sferrato contro comunità cristiane. «Vivo in questa stessa comunità e posso confermare che nelle zone in cui sono avvenuti questi attacchi le vittime sono cristiane al 100%, tranne alcuni – sottolinea padre Dewan -. Questa violenza è iniziata di notte in una comunità rurale chiamata Mushu. 18 persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite». Successivamente i terroristi sono passati a Tudun Mazat.

«Le persone sono state uccise sommariamente, le case e il mais raccolto sono stati dati alle fiamme, anche le chiese e le cliniche sono state date alle fiamme – è ancora il racconto del sacerdote -. Quella mattina ero andato in quella stessa comunità per la Messa di Natale per la comunità cattolica. Da Tudun Mazat, i terroristi Fulani sono scesi a Maiyanga, uccidendo 13 persone. Nella notte sono state attaccate circa altre 20 comunità». Quanto all’identità degli aggressori, «i sopravvissuti e i testimoni oculari sono stati categorici nel dire che si tratta chiaramente di miliziani Fulani. Nelle comunità in cui i cristiani vivono fianco a fianco con i Fulani, nessuna persona Fulani è stata colpita e nessuna casa Fulani è stata bruciata, quindi non c’è dubbio che gli aggressori fossero Fulani». Per quanto riguarda il motivo, «non sono sicuro – prosegue padre Andrew -, ma potrebbe essere collegato agli attacchi avvenuti nella vicina amministrazione locale, Mangu. I Fulani lì hanno attaccato le comunità, e si aspettavano che i cristiani di Bokkos, in particolare le comunità al confine con Mangu, permettessero loro l’accesso, ma questi hanno rifiutato. Quindi, penso che siano tornati ad attaccare le comunità per questo motivo».

Chiara, per il sacerdote, la matrice religiosa. «Per coloro che credono che questo conflitto non sia religioso, il fatto che quest’ultimo attacco abbia avuto luogo a Natale – ribadisce – e che i cristiani siano stati deliberatamente presi di mira in una comunità mista, in cui i musulmani non vengono attaccati, manifesta chiaramente le caratteristiche di un conflitto religioso. So che non tutti vorrebbero ammetterlo, ma per me, che sono stato sul campo, ho osservato e scritto al riguardo, vi sono i segni di un conflitto religioso». Le vittime di queste violenze poi spesso lamentano la mancanza di risposta da parte delle forze di polizia. Padre Andrew racconta ad Acs che queste ultime «avrebbero dovuto ricorrere all’intelligence», perché prima delle aggressioni «c’erano state delle voci, e ciò avrebbe dovuto mettere la sicurezza in allerta rossa, ma come spesso accade sono stati colti di sorpresa». Quanto ai responsabili politici, sono «assenti. I nostri leader – aggiunge il sacerdote – non vivono nella comunità, quindi non capiscono i problemi che affliggono la gente».

Al momento la diocesi di Pankshin sta fronteggiando «un enorme diluvio di sfollati interni. I cristiani dai villaggi si riversano nei centri urbani per cercare riparo, cibo e vestiti, in un momento in cui il clima è molto freddo, paragonabile a quello attuale in Europa. A causa della mancanza di una risposta ufficiale, spesso sono le Chiese a dover rispondere a tali emergenze», conclude padre Dewan.

 A parlare per Acs è la presidente esecutiva Regina Lynch. «Chiediamo al governo di affrontare finalmente questo problema e di garantire sicurezza ai suoi cittadini, ed esortiamo i nostri amici e benefattori a continuare a pregare per la Nigeria, proprio come noi ci impegniamo a continuare ad aiutare in ogni modo possibile – assicura -. I nostri fratelli e sorelle cristiani uccisi in Nigeria, e in altri Paesi del mondo, sono i “Santi Innocenti” del XXI secolo. Il sangue versato come seguaci di Gesù sarà, ne siamo certi, il seme di nuovi cristiani».

28 dicembre 2023