Nigeria, a due anni dal rapimento nuovo appello #BringBackOurGirls

Secondo anniversario del sequestro delle 270 alunne di Chibok. Amnesty si unisce alle manifestazioni per tutti i rapiti da Boko haram

Nel secondo anniversario del sequestro delle 270 alunne di Chibok, Amnesty International si unisce alle manifestazioni nella Capitale nigeriana per tutti i rapiti da Boko haram

«Tutte le persone rapite da Boko haram siano rilasciate e tutti coloro le cui vite sonos tate devastate dal grupo armato ricevano sostegno e giustizia». È la richiesta che arriva da Amnesty International nel secondo anniversario del rapimento delle oltre 270 alunne di Chibok, in Nigeria. Oggi, 14 aprile, attivisti dell’organizzazione si uniranno alle manifestazioni accomunate dall’hashtag #BringBackOurGirls nella capitale nigeriana Abuja e non solo, per ricordare il secondo anniversario del rapimento delle alunne di Chibok e tutte le persone rapite, uccise e sfollate dal gruppo armato.

«Inimmaginabile», nelle parole di M. K. Ibrahim, direttore di Amnesty Nigeria, la sofferenza di «genitori che non vedono le loro figlie da due anni». Ma oltre alle alunne rapite a Chibok, oggi si ricordano tutte le “vittime” del gruppo integralista. «Due anni dopo – continua Ibrahim – le ragazze di Chibok sono diventate il simbolo di tutti i civili la cui vita è stata devastata da Boko haram». E tutt’oggi resta sconosciuta la sorte di 219 delle 276 alunne rapite dalla scuola di Chibok, così come quella di migliaia di donne, bambine, ragazzi e bambini sequestrati da Boko haram. Amnesty chiede al gruppo integralista di «cessare di attaccare e uccidere civili» e al governo nigeriano di «prendere ogni misura, nel rispetto della legge, per assicurare protezione alla popolazione civile del Nord-Est del Paese e riportare sicurezza in quel territorio». La comunità internazionale, a sua volta, «dovrà continuare a fornire assistenza al governo nigeriano di fronte alla minaccia costituita da Boko haram. I responsabili delle indicibili sofferenze inflitte in questi anni – conclude il direttore di Amnesty Nigeria – devono essere portati di fronte alla giustizia, una volta per tutte».

Alcune agenzie di stampa riferiscono di una presunta disponibilità di Boko haram a rilasciare le alunne di Chibok in cambio di un riscatto. Amnesty non prende mai posizione su come debbano essere condotti i negoziati per assicurare il rilascio di ostaggi. «Le misure da prendere, di caso in caso, sono di competenza dei governi, nel rispetto dei loro obblighi di proteggere i diritti delle persone che si trovano sotto la loro giurisdizione», precisano dall’organizzazione. Nessuna presa di posizione neanche sull’ipotesi di aprire “centri di rieducazione” per i membri di Boko haram che dimostreranno pentimento, anche se l’organizzazione umanitaria sottolinea che «non si dovrebbero mai adottare iniziative che potrebbero favorire o determinare un’amnistia per reati di diritto internazionale. Farlo significherebbe negare il diritto alla giustizia e alla riparazione del danno a migliaia di vittime e di parenti di vittime dei crimini di Boko haram. Inoltre, i diritti di eventuali membri di Boko haram pentiti che dovessero prendere parte a programmi ai riabilitazione dovrebbero essere pienamente rispettati».

Tutti i membri di Boko haram «ragionevolmente sospettati di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e altri crimini di diritto internazionale», è la conclusione dei responsabili di Amnesty International, dovranno essere posti sotto indagine e, «qualora emergeranno prove sufficienti, essere sottoposti a processi equi senza ricorrere alla pena di morte».

14 aprile 2016