“Nessuno si salva da solo”: una nuova «agenda per la pace»
Nell’ambito dell’incontro interreligioso promosso da Sant’Egidio, la tavola rotonda su dialogo e multilateralismo, con l’economista Jeffrey Sachs. Tarquinio (Avvenire): la guerra in Ucraina, «occasione per vedere tutte quelle accese nel mondo»
Non perdere la speranza in un futuro di pace che si può raggiungere solo attraverso il confronto e la cooperazione spesso ostacolati dall’unico desiderio di primeggiare sull’altro. È il pensiero comune emerso dalla tavola rotonda “Nessuno si salva da solo: dialogo e multilateralismo in un mondo diviso”, svoltasi questa mattina, 25 ottobre, al Centro congressi La Nuvola, all’Eur, nell’ambito dell’incontro ecumenico “Il grido della pace. Religioni e cultura in dialogo”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.
«Non so quali siano i sogni di Putin ma anche gli Stati Uniti sono animati da sogni imperiali», ha affermato Jeffrey Sachs, consigliere speciale del Segretario generale Onu. La crisi in Ucraina, ha ricordato, affonda le radici nel 2008, quando l’allora presidente americano Bush dichiarò di voler annettere l’Ucraina e la Georgia nella Nato, mossa che suscitò la contrarietà di Putin. A fine 2021, quando era chiaro che la situazione stesse precipitando, Sachs ha telefonato «alla Casa Bianca avvertendo che non era necessario un ampliamento ma la pace. Gli imperi, però, vogliono solo alimentare la propria potenza». Per l’economista, se davvero si vuol trovare un accordo, «al fine di sventare gli esiti disastrosi della guerra, è necessario ricorrere al dialogo, l’unica chiave per la cooperazione. Il confronto diretto è essenziale per sbrogliare qualsiasi dilemma strategico. Non ci sono dubbi che ci troviamo sull’orlo di una crisi nucleare», ha proseguito spiegando che non si fa nulla per evitarlo. Ha infatti sottolineato che quando al presidente americano Joe Biden è stato chiesto se al prossimo G20 di novembre incontrerà e dialogherà con Putin, ha «semplicemente risposto con una domanda: “Perché dovrei parlarci?” C’è assenza di dialogo e di multilateralismo e se continuiamo su questa strada non sopravvivrà nessuno».
Dello stesso parere Martha Ama Akyaa Pobee, del Dipartimento per gli Affari politici e di costruzione della pace e le operazioni di pace dell’Onu. «Il dialogo e il multilateralismo sono più importanti che mai per raggiungere la pace in un mondo sempre più diviso», ha dichiarato spiegando che uno degli impegni delle Nazioni Unite è quello di «preparare una nuova agenda per la pace che ponga la prevenzione e la riduzione della violenza al centro del nostro lavoro. Un’agenda per rafforzare la “cassetta degli attrezzi diplomatici” e forgiare un nuovo consenso globale sulla cooperazione per la sicurezza collettiva. Dobbiamo lavorare insieme per mantenere questi impegni», ha concluso. Ma per l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi «le Nazioni Unite oggi devono essere più efficaci, efficienti, rappresentative e democratiche», ha spiegato, individuando nel Consiglio di sicurezza «uno dei segni di debolezza dell’organizzazione».
Il dibattito è stato moderato dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio il quale, citando i dati dell’università svedese di Uppsala – che nel 2020 ha censito 169 conflitti -, ha rimarcato che «la guerra è ancora endemica nel mondo. La guerra in Ucraina è la terribile occasione per vedere tutte le guerre accese nel mondo e vedere tutti gli affari che costruiamo intorno alle guerre». Quella attuale è una «nuova fase storica che chiude quelle delle grandi speranze – ha affermato Mario Giro della Comunità di Sant’Egidio, già sottosegretario agli Affari esteri -. Abbiamo sprecato questi 30 anni dopo la caduta del muro di Berlino, forse perché abbiamo pensato di aver vinto. C’era incondizionata fiducia, mal riposta, che il sistema fosse capace senza sforzo e senza lavoro di produrre pace e stabilità ma non è stato così e il mostro della guerra oggi ritorna».
25 ottobre 2022